Da Ita alle Olimpiadi di Milano Mario non molla l’osso

Le mani del premier Draghi sul futuro del Paese. Da Ita alle Olimpiadi di Milano Supermario non molla l’osso

Da Ita alle Olimpiadi di Milano Mario non molla l’osso

È proprio il caso di dirlo: i giochi (olimpici) sono fatti. Siamo alla stretta finale. Il presidente Mario Draghi, acquisito il parere della Regione Veneto, della Regione Lombardia e dei Comuni di Milano e Cortina d’Ampezzo, dovrebbe aver indicato il nominativo dell’amministratore delegato che sostituirà Vincenzo Novari alla guida della macchina che ha il compito di realizzare le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026.

Secondo quanto emerso anche dai resoconti e retroscena giornalistici, Giovanni Malagò, in amichevole sinergia con il capo di gabinetto di Draghi, Antonio Funiciello, ha deciso di far valere con il premier il suo triplice ruolo di membro Cio, presidente del Coni e presidente di quella stessa Fondazione.

L’obiettivo è quello di incidere sul nominativo dell’ad, evitando figure (a lui) sgradite. Ed è, secondo quanto risulta, la stessa dinamica che muove anche Mario Draghi il quale, a quanto pare, prima di lasciare definitivamente Palazzo Chigi, vuole lasciare il segno con nomine di persone a lui gradite.

I nomi in campo

Ecco dunque che dovrebbe esserci un’ipotetica terna. Il nome più “caldo” è senza ombra di dubbio quello di Paolo Scaroni, il 75enne amico personale di Draghi e vice presidente della banca d’affari Rotschild; dunque Michele Uva, il manager della Uefa che ha recentemente guidato la Federcalcio e il braccio operativo del Coni; infine Alessandro Profumo, attualmente amministratore delegato di Leonardo, nel ruolo di terzo incomodo o, come dice qualcuno, di comoda lepre per il vero candidato.

Alla fine però dovrebbe averla spuntata Scaroni, anche se c’è già chi affila le armi, visto che i molteplici incarichi del presidente del Milan, tra sport e finanza, potrebbero prefigurare un caso di conflitto d’interessi.

Secondo la ricostruzione di Tag43, Scaroni avrebbe sorpassato gli altri due contendenti, nelle ultime ore, grazie al presidente del Coni che, forte dell’asse con Funiciello, avrebbe messo in campo un pressing asfissiante per evitare la nomina di Uva, la cui principale colpa, rispetto a Scaroni, sarebbe quella di non avere “padrini”: non Draghi, certamente, naturalmente orientato verso l’amico di una vita; non il Partito democratico, allergico a scelte extra-partito; non la Lega Salvini, che preferisce vedere ma non toccare; non i cinque stelle, che hanno ormai abbandonato lo sport.

La vendita “al volo”

Ma questa non è l’unica partita che dev’essere giocata da qui a breve. Altro tema “caldo” è quello di Ita.

Sebbene molti partiti siano contrari dato che sarebbe giusto che ad occuparsi del delicato dossier sia il nuovo governo e non quello uscente (che peraltro, come noto, dovrebbe occuparsi solo del “disbrigo degli affari correnti”), Draghi va dritto per la sua strada. La vendita di Ita Airways da parte del governo Dinfatti si trova alle battute finali.

L’incertezza per questo processo rimane molto elevato dato che la politica ha iniziato a mettere le mani avanti sull’eventuale conclusione della privatizzazione durante la campagna elettorale, come detto. Il ministero dell’Economia ha chiesto inoltre ulteriori modifiche alle due offerte arrivate nel corso degli ultimi mesi, quella di Msc insieme a Lufthansa e quella di Certares con Air France.

Le intenzioni saranno sicuramente buone, ma mettere condizioni per una compagnia che rischia di non superare l’inverno se non con altri soldi pubblici non sembra essere la strategia migliore.

D’altronde Draghi l’ha detto sin da subito, già ad inizio agosto: “Non è mia intenzione lasciare la questione di Ita Airways al nuovo governo – ha detto in conferenza stampa dopo uno degli ultimi Consigli dei ministri – Noi dobbiamo fare il nostro dovere fino in fondo”. Dunque questo governo, anche se dimissionario, vuole procedere nella vendita della compagnia aerea di interesse nazionale.

E individuerà un “vincente” – ha assicurato già in quell’occasione il presidente del Consiglio – “in tempi brevi”. Aveva detto, sempre in conferenza stampa, entro “dieci giorni”. Si è andati oltre, complici anche le vacanze estive. Ma c’è da giurarci, conoscendo Mario Draghi, che se l’ha detto lo farà.

Segnando un altro colpo determinante per l’economia nazionale nonostante il suo governo non dovrebbe andare oltre l’ordinario. A meno che non si pensi che vendere una compagnia aerea bandiera sia dopotutto normale.