Le mani delle destre sul Reddito di cittadinanza

Il Reddito di cittadinanza nel 2020 ha evitato a un milione di individui di trovarsi in condizione di povertà assoluta.

C’è un filo rosso nei programmi elettorali che lega le ricette sul welfare della destra a quelle del centro di Matteo Renzi e Carlo Calenda. Ed è l’attentato al Reddito di cittadinanza, vale a dire la misura figlia del Movimento cinque stelle che nel 2020 – ha certificato l’Istat – ha evitato a un milione di individui (circa 500mila famiglie) di trovarsi in condizione di povertà assoluta.

Il Reddito di cittadinanza nel 2020 ha evitato a un milione di individui di trovarsi in condizione di povertà assoluta

L’intensità della povertà, senza sussidi, nel 2020 sarebbe stata di 10 punti percentuali più elevata, raggiungendo il 28,8% (a fronte del 18,7% osservato). Ma i tre partiti di destra e il Quarto Polo snobbano anche le statistiche ufficiali.

Nel nono capitolo del programma congiunto del centrodestra, dedicato allo stato sociale e sostegno ai bisognosi, è prevista una “sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro”, che però non vengono definite. Si parla anche di un innalzamento delle pensioni minime, sociali e di invalidità.

Si citano, infine, “maggiori tutele in favore dei lavoratori fragili, immunodepressi e con disabilità grave”, ma si rimane sempre nel vago. Nel capitolo dedicato al sostegno alla famiglia e alla natalità, si parla, invece, di “aumento dell’assegno unico e universale”, ovvero il sostegno economico per le famiglie con figli a carico.

Nella stessa sezione si sostengono agevolazioni per l’accesso al mutuo per l’acquisto della prima casa per le giovani coppie, per salvaguardare le prospettive economiche delle famiglie. Poi nei programmi dei singoli partiti, dalla Lega a Fratelli d’Italia, ritorna la parola d’ordine sulla necessità di riformare il Reddito di cittadinanza.

La Lega “concede” di lasciarlo ai non idonei al lavoro ma in una veste diversa mentre Fratelli d’Italia parla di una nuova indennità di disoccupazione per gli autonomi e di un nuovo strumento che vada a sostituire il Reddito di cittadinanza e tuteli i soggetti privi di reddito, effettivamente fragili e impossibilitati a lavorare o difficilmente occupabili: disabili, over 60, nuclei familiari con minori a carico.

Quello cioè che già fa il Reddito di cittadinanza. Renzi e Calenda propongono di togliere il sussidio dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua e di imporre un limite temporale di due anni per trovare un’occupazione.

Italia viva e Azione parlano di salario minimo nella stessa versione annacquata

Come il Pd anche Italia viva e Azione parlano di salario minimo nella stessa versione annacquata e poco incisiva, ovvero senza indicare una soglia minima oraria retributiva introdotta per legge. Per il Pd il Reddito di Cittadinanza andrà opportunamente ricalibrato secondo le indicazioni elaborate dalla Commissione Saraceno. Indicazioni che il Governo Draghi – ministro del Lavoro è il dem Andrea Orlando – ha bellamente ignorato. Ma questo il Pd non lo dice.

I dem puntano poi al miglioramento dell’assegno unico e universale – anche qui senza che tale miglioramento sia specificato – e di strumenti di sostegno che aiutino a combattere la povertà alimentare, specialmente tra i più piccoli. Tra questi, mense gratuite, filiere alimentari più efficienti e redistribuzione dei prodotti a rischio spreco. Verdi e Sinistra Italiana, diversamente dai compagni di viaggio del Nazareno, invece propongono un salario minimo indicando una soglia: 10 euro all’ora. E il rafforzamento del Reddito di cittadinanza che abbia come obiettivo finale il reddito universale di base.

Salario minimo, lotta alla povertà, contrasto del precariato, restano i cavalli di battaglia del M5S

Salario minimo, lotta alla povertà, contrasto del precariato, sono invece i cavalli di battaglia del M5S. Il Welfare di Giuseppe Conte chiede un salario minimo di nove euro lordi l’ora “per dire stop alle paghe da fame e dare dignità ai lavoratori che oggi percepiscono di meno” e l’abolizione di stage e tirocini gratuiti, definiti “strumento di sfruttamento della manodopera”.

E ancora: rafforzamento del reddito di cittadinanza, riforma degli ammortizzatori sociali in senso universale, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, riforma delle pensioni evitando il ritorno alla legge Fornero, parità salariale.