Le mani dei Verdini sugli appalti: scoppia la bufera sulla Lega

L'ex senatore e genero di Salvini, Denis Verdini, indagato per corruzione: per la procura poteva influire sui big della Lega.

Le mani dei Verdini sugli appalti: scoppia la bufera sulla Lega

Passano le ore e l’inchiesta sulle commesse Anas che coinvolge Denis Verdini, la quale preoccupa non poco il governo (leggi articolo sotto), non solo non si sta affatto sgonfiando ma continua a montare sempre più. Infatti dall’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Roma Francesca Ciranna, emerge con chiarezza quello che è stato già definito il ‘sistema Verdini’ per mettere le mani su alcuni remunerativi appalti pubblici.

Le accuse pesanti ai Verdini

Stando a quanto trapela l’inchiesta giudiziaria che coinvolge Denis e Tommaso Verdini, quest’ultimo finito ai domiciliari, e anche altri quattro indagati, procederebbe spedita. Nel fascicolo, gestito dal procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, si ipotizzano – a seconda delle posizioni – i reati di turbativa d’asta e corruzione. Accuse per le quali saranno fissati per la prossima settimana, ossia dopo le festività di Capodanno, gli interrogatori di garanzia per i cinque indagati. Proprio a loro verrà chiesto conto del ‘sistema Verdini’ – e in particolare delle le frasi sui presunti agganci con la politica per capire se siano vere oppure se siano solo millanterie -, spiegato dettagliatamente nelle 77 pagine di ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Ciranna.

Carte alla mano risulta che Paolo Veneri e Luca Cedrone, entrambi indagati e all’epoca dei fatti rispettivamente dirigente e funzionario della Direzione Appalti e Acquisti di Anas, avrebbero fornito informazioni riservate sulle gare di Anas all’indagato Fabio Pilleri, socio di minoranza di Verdini junior nella società Inver, al fine di “favorire gli imprenditori interessati alla gara e legati alla Inver”. I due in cambio di ciò “accettavano la promessa di utilità da parte dei privati Tommaso Verdini, Fabio Pileri e Denis Verdini consistite nel loro intervento e raccomandazione a sedi politiche e istituzionali (…) per la conferma in posizioni apicali di Anas o comunque per la ricollocazione in ruoli apicali ben remunerati”. Dal canto loro gli imprenditori pagavano alla Inver consulenze che, questo il sospetto della Procura di Roma, sarebbero in realtà false.

Gli agganci e il ruolo dei Verdini

Sempre dal fascicolo emerge che il sistema Verdini avrebbe lavorato a un appalto del 2022 per circa 180 milioni di euro relativo “all’accordo quadriennale per i lavori di realizzazione e risanamento strutturale impiantistico delle gallerie suddivisi in tre lotti”. All’interno dell’ordinanza non mancano anche alcune intercettazioni che stanno creando un terremoto politico. Una di queste è quella che vede protagonista Pileri che racconta: “Quando s’è fatto la lista d’accordo con Massimo, quando nel Consiglio di amministrazione è passato con loro e gli ha dato una mano quello della Lega, lui ha fatto un accordo con quelli della Lega di futura collaborazione con Matteo e con noi tramite Freni (il sottosegretario Federico Freni, ndr) un rapporto di intermediazione… ci ha chiesto una lista di persone interne a quel gruppo da aiutare e noi gli abbiamo messo un po’ di persone che ci hanno dato i nostri”.

Sempre nell’atto si legge che emergerebbe che “Denis Verdini è socio di fatto della Inver e percepisce in nero parte delle somme introitate dalla Inver, decide la sua strategia (sia sul versante privatistico che su quello pubblicistico) è colui che in virtù del suo peso politico e dei suoi rapporti con il sottosegretario Federico Freni (non indagato nel procedimento ndr) e con il dottor Bruno che incontra presso l’abitazione o il ristorante del figlio, assicura sponde o appoggi istituzionali tali da consentirgli, direttamente o tramite il figlio Tommaso, e Fabio Pileri di promettere e garantire” ai funzionari pubblici “avanzamenti di carriera in Anas o ricollocamento in posizioni lavorative di rilievo”. In un’altra intercettazione, del 9 novembre 2021, in cui si discute di nomine ai vertici di Anas è sempre Pileri che cita il sottosegretario Freni: “I segnali sono stati fortunati, è entrato un amico, Freni, (…) è a conoscenza di tutto. Si è ritrovato con Franco che gli parlava di Anas e non era informatissimo” così “Freni gli ha detto ‘stai al tavolo con noi’… altrimenti lui non avrebbe la delega, lui ha altre deleghe però insomma sta al Mef quindi…”.

Proprio per questo nell’ordinanza si legge che “Pileri grazie al peso politico di Verdini, è in grado dunque di segnalare al nuovo manager di Anas/Fs e al sottosegretario al Mef l’elenco di soggetti ‘affidabili’ (una lista dei ‘buoni e dei cattivi’)”. ‘Sistema Verdini’ che, letteralmente senza preavviso, aveva subito uno stop quando gli indagati erano scesi in campo. Il duro risveglio arriva con le perquisizioni del luglio 2022 quando la Guardia di Finanza esegue alcune perquisizioni ai personaggi chiave dell’inchiesta. Proprio a quel punto i peggiori timori degli indagati iniziano a farsi concreti. A parlarne, come si legge nell’atto pubblicato online dal Fatto Quotidiano, è Pileri: “Secondo me la posizione mia è la peggiore di tutti… bisogna prepararsi e bisogna tirà fuori Tommaso da sta cosa e per tirarlo fuori, però, non comando io, mi devo accollare tutto quanto io, non ci stanno cazzi che tengono sennò portano dentro tutti e due… l’impianto è molto chiaro, io facevo certe cose… questa è corruzione in cambio di posti…”.

L’ordinanza

Sempre nell’ordinanza del gip Ciranna si legge anche che proprio in base a quanto portato alla luce dall’inchiesta, gli indagati “erano in grado (anzi sono stati in grado) grazie ai loro ‘agganci politici e conoscenze all’interno di Anas’ e ad un sistema di scambio di reciproci favori, di avvantaggiare i propri clienti nell’aggiudicarsi gare”. Per il giudice per le indagini preliminari di Roma “è certamente sintomatico e significativo il verificarsi di numerosi incontri, tutti in luoghi non istituzionali, spesso differenti e difficilmente monitorabili” che sembrano far supporre che la motivazione di tanta segretezza sia “chiara” e risieda “nell’intessere rapporti per acquisire informazioni utili in merito alle gare, ottenere i disciplinari in anticipo al fine di riuscire ‘a cucire’ le offerte al bando nel miglior modo possibile. Queste non sono ipotesi ma certezze”. Lo stesso gip scrive anche che “durante le indagini è emerso che Denis e Tommaso Verdini” insieme con gli altri indagati, “a seguito delle perquisizioni subite, si stavano adoperando in concreto per proseguire il rapporto con gli imprenditori, interponendo una ulteriore società per mettersi al riparo dalle conseguenze penali del loro agire illecito”.