Le manovre del Centrodestra, usare Alfano per far cadere Renzi. Ma deve rinunciare alla poltrona

L’obiettivo numero uno resta quello di convincere Alfano a rinunciare alla poltrona di ministro dell’Interno. E far cadere il Governo Renzi.

Dare la decisiva spallata al Governo. Con l’obiettivo di farlo cadere. Rigorosamente dopo l’approvazione della Legge di Stabilità. Per arrivare così alle elezioni anticipate nel 2017. Un gruppo di parlamentari del centrodestra è al lavoro per concretizzare questa suggestione, con un timing ben preciso, facendo sponda con gli esponenti del Ncd. E qualcuno arriva a sbilanciarsi: “Il voto nel prossimo anno è ormai certo”. Parole che dovranno essere testate nei prossimi mesi. La certezza è comunque che il discorso risulta funzionale al disegno più ampio: avviare, in maniera effettiva, l’operazione di riconciliazione, che vuole realizzare Stefano Parisi, fresco dell’investitura di Silvio Berlusconi, nonostante i malumori in Forza Italia, emersi dalle parole di Giovanni Toti, e anche del capogruppo alla Camera, Renato Brunetta.

CONVINCERE ALFANO
L’obiettivo numero uno resta quello di convincere Angelino Alfano a rinunciare alla poltrona di ministro dell’Interno. E insieme a lui vanno persuasi tutti i membri dell’Esecutivo appartenenti ad Area popolare, che ovviamente hanno una posizione più filorenziana. “Ma se Alfano vuole davvero tornare a casa, nel Centrodestra, deve compiere un passo verso il centrodestra. Non può immaginare di arrivare a fine legislatura e poi correre contro Renzi”, ragiona un deputato che guarda con interesse alla rinascita di un fronte moderato. E il rischio è anche la fuga dei parlamentari del Ncd. Senza una strategia chiara, in tanti rischiano di non tornare in Parlamento. Al ministro è stato quindi recapitato un chiaro messaggio. In questo quadro le dimissioni da capogruppo al Senato di Renato Schifani rappresentano un segnale incisivo.

ESITO REFERENDARIO
Di mezzo c’è un passaggio che non può essere ignorato: il referendum sulle riforme. Renzi ha ripetuto centinaia di volte di volersi dimettere in caso di sconfitta. Tanto che già si valutano possibili soluzioni di transizione per non votare a dicembre. Il nome di Enrico Letta è sempre caldo. “Per lui sarebbe una soddisfazione immensa riprendersi la campanella che ha passato a Renzi senza guardarlo in faccia”, suggerisce un’altra fonte parlamentare. Anche i leader europei Merkel e Hollande non sarebbero particolarmente preoccupati dall’avvicendamento. Il confronto con l’Italia, sempre più necessario dopo la Brexit, proseguirebbe in continuità con gli ultimi mesi. Anzi, Letta è visto come un interlocutore meno bizzoso rispetto all’attuale presidente del Consiglio. Dunque, in caso di stop alla nuova Costituzione per Alfano non ci sarebbe neppure il problema di dover scaricare il Rottamatore. “Ma anche in caso di vittoria al referendum, il voto nel 2017 è quasi inevitabile. Del resto l’idea non dispiace nemmeno al presidente del Consiglio”, spiegano ancora ambienti vicini ad Area popolare. Insomma gli alfaniani pensano alla sopravvivenza politica che possa andare oltre la conservazione di un posto da ministro o sottosegretario. E per Parisi sarebbe un bel colpo: iniziare il suo percorso avendo portato a casa una parziale riunificazione dei moderati.