Le petizioni di Matteo Renzi sono un fiasco: nessuno partecipa alle raccolte firme di Italia Viva

Delle 33 petizioni lanciate da Matteo Renzi, solo 12 hanno centrato il 100% dell’obiettivo fissato da Italia Viva.

Le petizioni di Matteo Renzi sono un fiasco: nessuno partecipa alle raccolte firme di Italia Viva

Decine di petizioni online, pubblicate sul proprio sito, che non riescono a raggiungere gli obiettivi fissati. Italia viva fa i conti con una serie di flop fabbricati in casa: non riesce a coinvolgere nemmeno i suoi militanti su Internet. Dal vecchio appello sull’elezione del “sindaco d’Italia” alla richiesta di dimissioni di Virginia Raggi dalla commissione Expo a Roma, sono numerosi i risultati deludenti delle raccolte firme, promosse sul web dal partito di Matteo Renzi. 

Le petizioni di Matteo Renzi sono un fiasco

In alcuni casi ci sono poche centinaia di sottoscrizioni per le battaglie presentate settimana dopo settimana. La più grande figuraccia resta la campagna per l’abolizione del Reddito di cittadinanza, con tanto di annuncio, mai realizzato, di promuovere un referendum.

La petizione simbolica, che aveva fatto fatica a ottenere 5mila adesioni, non è nemmeno più consultabile nell’apposita sezione del sito di Italia Viva.

Un’altra ossessione renziana, quella del sì al Mes, non è riuscita a fare proseliti tra i fedelissimi di Iv: la battaglia lanciata sul sito ufficiale dalla capogruppo alla Camera, Maria Elena Boschi, e dal presidente della commissione Finanze a Montecitorio, Luigi Marattin, ha raggiunto il 70,5 per cento di adesioni (10.516 firme su un traguardo di 15mila).

I numeri registrati sul sito del partito sono impietosi. La petizione per introdurre l’elezione del sindaco di Italia, vecchio pallino di Renzi, si è fermata poco sopra le 11mila firme, il 56,5 per cento rispetto al target di 20mila.

Vanno addirittura peggio per le iniziative che prendono di mira gli avversari politici, come la richiesta di una commissione di inchiesta sull’emergenza Covid-19. Con due bersagli non dichiarati: Giuseppe Conte, all’epoca presidente del Consiglio, e l’ex commissario Domenico Arcuri.

“Banchi a rotelle, mascherine difettose, ventilatori non funzionanti, scelte discutibili degli organi preposti alle decisioni. Su tutto questo è arrivato il momento di fare chiarezza”, scrivono le deputate Lisa Noja e Annamaria Parente, sulla falsariga delle dichiarazioni di Renzi, per fare incetta di sottoscrizioni. A oggi, su un obiettivo di 15mila firme ne sono arrivate 9.400: meno del 63 per cento.

Nessuno partecipa alle raccolte firme di Iv

I consiglieri comunali italovivi di Roma, Valerio Casini e Francesca Leoncini, hanno poi lanciato la campagna per chiedere le dimissioni di Raggi dalla commissione Expo. Hanno aderito in poco più di 2mila persone, il 46 per cento dell’obiettivo (fissato a quota 5mila).

Esito altrettanto infausto per la raccolta di sottoscrizioni digitali sulla richiesta di dimissioni di Vito Petrocelli dalla presidenza della commissione Esteri del Senato. “Italia Viva chiede un gesto di coerenza”, scrive la senatrice Nadia Ginetti nel suo appello. Il messaggio non è stato propriamente seguito da folle oceaniche: le firme sono meno di 2mila, il 39 per cento di quanto sperato.

In altri casi i dati sono ancora più deludenti: l’impegno a garantire, in epoca pandemica, l’esame di maturità in presenza agli studenti, si è fermato a poco meno di 700 firme. Il 13,7 per cento dell’obiettivo immaginato inizialmente.

Il quadro finale è che delle 33 petizioni consultabili sul sito di Italia Viva, solo 12 (il 37 per cento) hanno centrato il 100 per cento dell’obiettivo fissato dal partito stesso. Che spesso è sulla soglia di 10mila firme, una quota minima. Sono davvero lontani i tempi in cui l’ex Rottamatore mobilitava le masse, almeno sul web. E se la Lega ha messo in piedi una Bestia, l’altro Matteo si è limitato ad allevare un tenero orsacchiotto.