Le scuole cadono a pezzi ma l’anagrafe è un miraggio. Così è impossibile conoscere gli edifici a rischio

I dati ufficiali sulla sicurezza delle scuole risultano essere ancora incompleti e a macchia di leopardo

Erano le 7,20 di lunedì 14 maggio quando è crollata una parte del tetto dell’Istituto Tecnico Montani. La fortuna ha voluto che a quell’ora ancora non ci fosse alcun alunno che di lì a poco sarebbe entrato. Un altro crollo, dunque. L’ennesimo. Tanto che ieri gli studenti delle scuole fermane hanno sfilato in strada per chiedere sicurezza,  perché non si debbano registrare più episodi come quello accaduto al Montani lunedi scorso, con il tetto di un’aula crollato sui banchi. Eppure in quest’ultima legislatura l’impegno era forte: annunci di finanziamenti pubblici si sono susseguiti a più riprese, esattamente come quelli relativi al nobile impegno, prima della ministra Stefania Giannini, poi di Valeria Fedeli, di giungere all’anagrafe scolastica. Peccato, però, che ad oggi una soluzione al problema pare essere ancora lontana. I dati risultano essere ancora incompleti e a macchia di leopardo. “La messa in sicurezza delle scuole – dicono da Legambiente – deve diventare davvero una priorità su cui lavorare. Per questo chiediamo ancora una volta con forza il completamento, dell’anagrafe dell’edilizia scolastica, che ci restituisca un monitoraggio reale dello stato delle nostre scuole, con l’obiettivo di avere entro il 2020 il fascicolo di fabbricato per ogni scuola d’Italia”. Un miraggio ad oggi. Non è un caso che, secndo quanto denunciato da CittadinanzAttiva, si contano perlomeno trenta casi di “crolli scolastici” da inizio anno. Nel 2016/2017 erano stati 44; 112  nel triennio precedente. Per un totale, negli ultimi cinque anni di almeno 186 episodi.

Impegni fumosi – Solo un caso? Chissà. Certo è che, sul sito ministeriale, l’ultimo aggiornamento che fa cenno dell’anagrafe risale al novembre del 2016. Cambierà qualcosa ora col nuovo governo giallo-verde? Difficile dirlo. Anche perché nelle 58 pagine di programma c’è solo un riferimento generico all’edilizia scolastica: bisogna, scrivono i tecnici M5S e Lega, superare con urgenza le riforme renziane “per consentire un necessario cambio di rotta, intervenendo sul fenomeno delle cd. ‘classi pollaio’, dell’edilizia scolastica”. Punto. C’est tout.

Calende greche – Quel che resta, allora, sono i dati raccolti dalle associazioni che, di fatto, testimoniano il fallimento delle tante promesse fatte. L’ultimo dossier Ecosistema Scuola di Legambiente ricorda che “oltre il 41% delle scuole (15.055) si trova in zona sismica 1 e 2, cioè a rischio di terremoti fortissimi o forti”, che il 43% di questi edifici “risale a prima del 1976, e cioè a prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica”, che “solo il 12,3% delle scuole presenti in queste aree risulta progettato o adeguato successivamente alle tecniche antisismiche”. Per finire: “Negli ultimi quattro anni solo il 3,5% degli interventi ha riguardato l’adeguamento sismico delle aree a rischio: 532 interventi per 15.055 edifici”. Al punto che, avanti così, “il raggiungimento dell’obiettivo sicurezza in quelle aree arriverà tra 113 anni”.