Sébastien Lecornu ha superato la prova dell’Assemblée Nationale. Le due mozioni di sfiducia — una di La France Insoumise, l’altra del Rassemblement National — sono state respinte con 271 e 144 voti a favore, contro i 289 necessari per far cadere il governo. Diciotto voti hanno fatto la differenza, dopo una notte di trattative e telefonate che hanno portato i socialisti a garantire la sopravvivenza dell’esecutivo.
La chiave è stata la sospensione della riforma delle pensioni, annunciata da Lecornu “fino alle presidenziali del 2028”. Un gesto pragmatico, più che politico, per evitare un voto che avrebbe potuto riaprire la crisi aperta dall’uscita di scena di Attal. Il Partito socialista, ago della bilancia con i suoi 69 deputati, ha scelto la continuità: «Non abbiamo firmato un patto, ma serve stabilità per il bilancio», ha dichiarato il deputato Guillaume Baumel all’Adnkronos. Sette socialisti hanno comunque votato contro, insieme ai comunisti e ai Verdi.
Lecornu si salva, respinta la sfiducia
Nel campo opposto, Jean-Luc Mélenchon ha definito la sospensione “un inganno”, accusando Lecornu di voler guadagnare tempo per “riprendere la riforma appena passate le elezioni”. Marine Le Pen, invece, ha denunciato in aula “una pietosa coalizione per salvare Macron” e un bilancio “museo degli orrori”. Entrambe le mozioni sono state respinte, e la sinistra radicale ha annunciato una nuova iniziativa: una mozione per la destituzione del presidente della Repubblica.
All’uscita dall’Assemblée, Lecornu ha raggiunto a piedi palazzo Matignon, seguito dai giornalisti. «Adesso al lavoro», ha detto, indicando la legge di bilancio come prossima tappa. Il Consiglio di analisi economica francese stima servano 112 miliardi di euro per stabilizzare il debito, di cui 27 entro il 2026. Un compito che il premier dovrà affrontare con una maggioranza fragile e un Paese spaccato.
Per il Nobel Philippe Aghion, intervistato dal Corriere della Sera, la sospensione delle pensioni “era necessaria, altrimenti la situazione sarebbe esplosa”. Ma Le Figaro, voce del conservatorismo francese, parla di “errore imperdonabile” che sacrifica le giovani generazioni pur di evitare le urne. Due letture opposte dello stesso equilibrio instabile. Lecornu ha vinto la battaglia dei numeri, ma non quella della fiducia politica. La sopravvivenza del suo governo è un atto contabile più che un mandato.