La legge c’è, la Commissione sugli affidi ancora no. Il caso di Giada a cui sarebbe stato sottratto il figlio ha riaperto il dibattito parlamentare

Il caso di Giada cui sarebbe stato sottratto il figlio ha riaperto il dibattito parlamentare sull'istituzione della Commissione sugli affidi.

La legge c’è, la Commissione sugli affidi ancora no. Il caso di Giada a cui sarebbe stato sottratto il figlio ha riaperto il dibattito parlamentare

Era il 22 luglio 2020. Con un solo voto contrario e 402 favorevoli l’Aula di Montecitorio approvava la legge istitutiva per una Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema degli affidi. Un atto dovuto secondo molti considerando le polemiche scoppiate soprattutto dopo il “caso Bibbiano”. Eppure da allora sono trascorsi oltre 250 giorni e nulla è accaduto: non solo la commissione non si è mai riunita ma non è neanche stata formata. Un buco clamoroso per il quale l’eventuale alibi della pandemia non può essere sufficiente. Anche perché nel frattempo storie di figli allontanati dai genitori continuano ad esserci. Ininterrottamente.

Ieri Giada Giunti (nella foto), una mamma diventata simbolo della battaglia contro le storture degli allontanamenti dei minori, è tornata a incatenarsi davanti a Montecitorio. Su questo giornale abbiamo già avuto modo di raccontare la sua storia (leggi l’articolo). A Giada sarebbe stato ingiustamente sottratto il figlio, che oggi ha 15 anni. Della questione si è occupata in un’interrogazione la deputata ex M5S (oggi in Forza Italia) Veronica Giannone e mesi fa a interessarsene è stato anche l’ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che ha posto un sigillo importante sulla vicenda, riconoscendo come, stando alla ricostruzione della parlamentare, più di qualcosa non torna. Ma partiamo da principio.

È il 2010 quando Giada chiede la separazione dal padre del bambino. Durante la prima udienza il padre chiede senza successo, che Alessio (nome di fantasia) gli venga affidato. In Corte d’appello, dopo aver denunciato la madre di non essere in grado di accudire il bimbo, chiede addirittura che venga messo in casa famiglia. Dopo un iter tortuoso Alessio viene affidato al padre, nonostante in più occasioni lo stesso Alessio avesse detto di voler tornare dalla mamma. Colpa del rapporto “simbiotico” con la mamma.

Eppure Bonafede stesso sottolinea in risposta all’interrogazione della Giannone, che “sembrerebbe essere completamente trascurata la volontà di quest’ultimo (del minore, ndr)”. Anche sulla scorta di tale posizione, Giada ha ora interpellato il ministro Marta Cartabia e nei prossimi giorni spedirà una lettera anche a Mario Draghi. Sperando che qualcuno possa intervenire quantomeno per accelerare i tempi per l’istituzione della Commissione sugli affidi.