L’esercito della violenza

Di Fabrizio Gentile

Altro che disordini estemporanei, degenerazioni del tifo, imprevisti. Nel 2014 sono stati reclutati 4.000 ultrà violenti, e non è un caso se nell’ultima stagione calcistica siano aumentati del 37% gli incontri con i feriti nelle serie professionistiche. Solo la Lega Pro è in controtendenza con il -53%. In serie A si registra un aumento del 35% di feriti tra i tifosi e dell’80% tra le forze dell’ordine rispetto all’anno scorso. C’è il 20% in più di denunciati ed il +10% di arrestati. E ora anche gli ultrà fanno i conti con la loro crisi interna.

L’organizzazione è diventata più liquida. Bastano una decina di schegge impazzite, che spesso assoldano quella massa utile per muoversi in blocco. Secondo l’Osservatorio delle manifestazioni sportive sono ormai il 10% del mondo ultras delle squadre che contano in Italia, poco più di 4 mila persone.
“Tutti pensano che a comandare a Napoli sia solo Genny ‘A Carogna – spiega un vecchio capo-ultrà della Curva B del San Paolo di Napoli – ma non c’è più il controllo. È come con la nuova camorra, ora che non ci sono punti di riferimento saldi, esistono tanti capi. Troppi e incontrollabili. Prepariamoci una resa dei conti sulla vicenda Ciro”. Per far fronte all’emergenza l’Osservatorio per le manifestazioni sportive del Viminale ha riunito una task force e avviato delle sperimentazioni. C’è già un pacchetto di misure messo a punto – tra i vari dirigenti dal vice direttore Roberto Massucci – con alcune di queste sperimentate durante i play off di serie B e Lega Pro. Per esempio il biglietto elettronico, acquistabile in qualsiasi momento anche con una semplice app installata sullo smartphone e attraverso il quale è possibile risalire all’acquirente nello stadio. E’ anche previsto il Daspo di gruppo mentre l’interdizione passa dai cinque agli otto anni.

Alcune normative Uefa sono invece disattese dalle società di calcio. Come il Supporter Liaison Office (Slo), per il dialogo con i tifosi, che in Italia è quasi inesistente. Per Lorenzo Contucci, ‘l’avvocato’ degli ultra’’: “Siamo 20 anni indietro rispetto ad altri Paesi”. Negli stadi ci sono i tifosi, nelle gabbie gli animali. E gli stadi assomigliano sempre di più a una gabbia. Fili spinati, vetri rotti, coperture crollate, cancelli arrugginiti. Anche per questo “riportare le famiglie allo stadio” e’ diventato un mantra fallito. Molte strutture sono indietro di 50 anni. E se nulla cambia, secondo l’Osservatorio, sarà inevitabile la chiusura di alcuni impianti entro i prossimi due anni.