Letta è solo marketing. Il Pdl si spacca in due. L’ala non governativa del Popolo della libertà accusa il premier di aver fatto operazioni cosmetiche

di Lapo Mazzei

D’accordo, sulla legge di Stabilità varata dal governo si poteva – anzi, si doveva a dire il vero – fare di più e meglio. Per esempio giocare meno con le parole e più con i fatti, confidando sulla reale comprensione degli italiani, e non sull’italica rassegnazione. Sulla quale poggia, da sempre, l’azione dei “tassator cortesi” prestati ai governi della Repubblica. Di qualunque colore essi siano. Perché l’esecutivo guidato da Enrico Letta avrà pure rimesso in linea i conti con il dettato europeo, ma non ha certo fatto riemergere la tasche degli italiani dal naufragio nel quale sono sprofondate negli ultimi anni. Insomma, ottimo marketing poca sostanza. E l’effetto più evidente di tutto ciò è dato dalla spaccatura interna al Pdl, che sui conti del governo sembra non riuscire a trovar mai la quadra. Un po’ per tattica, un po’ per reale convinzione, sapendo che la campagna elettorale  è sempre in corso.

Malumori nel centrodestra
E così, tanto per citare l’esempio più eclatante, il vicepremier Angelino Alfano si è ritrovato a duellare con il senatore Sandro Bondi. Il segretario del partito non cela la soddisfazione per una legge di stabilità che “non mette le mani nelle tasche degli italiani”. Anzi, per la prima volta dopo molti anni, la pressione fiscale sui cittadini, famiglie e imprese “diminuirà”, passando nel prossimo triennio dal 44,3% del 2014 al 43,3% del 2016. Il Pdl si è dunque confermato “sentinella anti-tasse”. Di parere opposto Bondi, secondo il quale i rischi sono maggiori ai benefici. “Di questa stabilità l’Italia può morire. Si tratta di infatti di un provvedimento che non aiuta l’economia a crescere e che prevede un aumento consistente delle tasse per ora abilmente cammuffate. Tutto questo non tarderà a venire alla luce”. E lo scontro sulla legge riaccende le tensioni all’interno del partito tra falchi e colombe. Ieri sera i coordinatori del Pdl, Denis Verdini e Sandro Bondi, sono arrivati a palazzo Grazioli, dove ad aspettarli c’era Silvio Berlusconi.  Nella nuova sede di Forza Italia, invece, si sono ritrovati i governativi per fare il punto sulla situazione, all’indomani dell’approvazione della legge.

Il fronte Pd
Dal fronte del Pd, invece, i toni sono meno belligeranti. “Credo che sia una manovra che vada apprezzata e credo che possa essere migliorata nel passaggio parlamentare e anche nel corso dell’anno”, è il giudizio del segretario Pd, Guglielmo Epifani, che si dice soddisfatto per il fatto che “si redistribuiscono risorse alle famiglie e alle imprese”. “Non mi nascondo dietro un dito”, aggiunge l’esponente del Pd, “pur prevedendo riduzioni fiscali e di tasse sul lavoro, le risorse che si mettono a disposizione nella legge di stabilità non sono quelle che si speravano”. Nonostante questo, però, la manovra “va fortemente sostenuta”. Per quanto riguarda la tenuta del governo, per Epifani “regge, perché la legge di stabilità è stata approvata all’unanimità. Per quanto riguarda il discorso parlamentare lo vedremo nelle prossime settimane”.

Le altre reazioni
Anche il presidente della Commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, giudica positivamente il provvedimento approvato  dal Cdm, anche se ritiene che sono necessarie alcune correzioni. “Debole appare in particolare l’impulso ai consumi interni come alla maggiore produttività del lavoro”, sostiene l’ex ministro: “Il lavoro e il mercato del lavoro continuano a non essere oggetto di quella forte correzione regolatoria che è auspicata da tutti gli organismi sovranazionali”. Non è categorica come Bondi, ma considera le misure approvate dal Consiglio dei ministri troppo minimaliste la portavoce del gruppo Pdl alla Camera dei deputati, Mara Carfagna. Le misure adottate sono “non adeguate ad affrontare la situazione economica, che è ancora grave, né a favorire il rilancio dei consumi”. Poi ha aggiunto: “I titoli  sarebbero anche giusti e condivisibili, ma è il quantum che è assolutamente inadeguato. Serviva uno shock profondo attraverso un’aggressione più significativa della spesa pubblica. Questo non c’è stato e quanto fatto è insufficiente”. Il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, si congratula, invece, con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per aver evitato tagli alla sanità. “Il ministro è riuscita a far passare la giusta linea secondo la quale un taglio di questo tipo sarebbe stato devastante per il nostro sistema. Allo stesso tempo la collega Lorenzin si è impegnata per un percorso di spending review interna che il ministero porterà avanti nei prossimi mesi insieme alle Regioni”. Anche su altri aspetti, per Fabrizio Cicchitto, “si tratta di una manovra di politica economica equilibrata, che stabilizza l’Imu, che interviene sul cuneo fiscale, e che agisce su altre materie”.