Letta fa il grillino ma su soldi e tagli nessuno va fino in fondo

di Lapo Mazzei

La politica “è sangue e merda” diceva l’ex ministro socialista Rino Formica. “Mi riferivo alla passione e alla contaminazione”, spiegò qualche anno fa lo stesso esponente del Garofano. “Ora”, per usare sempre le parole del politico pugliese, “c’è l’esaltazione dell’elemento contaminazione, c’è la merda. Il sangue è sparito”. L’intervista nella quale Formica consegnava alla collega de L’Espresso, Denise Pardo, queste “perle di saggezza” è del novembre 2010. In realtà potrebbe essere stata scritta oggi, tanto sono attuali le parole dell’ex ministro socialista. Perché il surreale botta e risposta fra Enrico Letta e Beppe Grillo sul colore dei soldi, al di là del retrogusto amaro determinato dal fatto che si tratta di denari nostri che loro usano, anzi sprecano, per litigare su tutto è davvero da “sangue e merda”. Ma nel senso letterale del termine, però. E spiace che il presidente del Consiglio – giusto ieri questo giornale sosteneva che le sue armi migliori siano la calma e la pazienza – sia caduto nel trappolone di Grillo, alla ricerca del consenso perduto, come testimoniano i sondaggi. E, guarda caso, Grillo è in difficoltà proprio per questione di soldi. La scesa a Roma dell’Attila della politica di casa nostra, infatti, era stata dettata dalla versione grillina della celebre battuta cinematografica «Houston, abbiamo un problema”. Un problema di rimborsi spese, o diaria secondo la dizione prevista da Camera e Senato.

Perché un gruppo di parlamentari pentastellati, pochi o tanti poco importa, non vuole restituire la parte rimanente delle spese non sostenute. Vivere a Roma con appena 3 mila euro difficile. Grillo, all’indomani dell’incontro con i parlamentari del 5 Stelle a Montecitorio, ha pensato bene di tornare sul tema della restituzione della “diaria” non spesa da deputati e senatori provando a capitalizzare la parte eccedente la questione. E, con quel richiamo alla celebre frase pronunciata dagli astronauti dell’Apollo 13, il comico ha riconosciuto che la vicenda sta creando non pochi problemi all’interno del Movimento. Con una sorta di lettera aperta indirizzata ai simpatizzanti e, anche se indirettamente, agli stessi deputati e senatori, Grillo ricorda che nel Codice di Comportamento, sottoscritto dai candidati, “il trattamento economico era chiaro: 5.000 euro lordi e le spese sostenute a piè di lista con la rendicontazione”. Il resto andava restituito con modalità da definire da parte dei gruppi parlamentari: “onlus, fondi di microcredito alle imprese” e via di questo passo. E ancora: “I parlamentari percepiscono una diaria e alcuni vorrebbero trattenere la differenza tra questa e le spese” spiega Grillo,”ho parlato con loro alla Camera anche di questo. Alcuni, pochi, non erano convinti”. L’ex comico ne fa una questione di rispetto per i lettori e gli attivisti, considerando che la riduzione dei costi era stata uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale. Tuttavia quello che potrebbe essere considerato solo un “peccato veniale” per una forza politica che ha già rinunciato ai rimborsi elettorali e che si è autoridotta gli stipendi destinando le somme risparmiate ad associazioni onlus, è un qualcosa su cui il M5S non può sorvolare. Ne va della loro credibilità. Ma siccome la “pecunia non olet” mentre le spese puzzano eccome, i grillini vorrebbero agire secondo le proprie necessità. E Grillo, ovviamente, ha provato a correggere la rotta. “Chi vuole restituirla, la restituirà, chi no, si prenderà le sue responsabilità”, dice il comico genovese, “io sono abituato che se firmo (un accordo, ndr) e mi impegno, lo porto a termine, altrimenti vado da un’altra parte”.

Da qui il cambio di strategia di Grillo che ha innescato il duro botta e risposta con il premier, con il chiaro intento di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica. “Governo? Non ce n’è. Letta? Per 20 anni ha fatto il nipote di suo zio”, dice Grillo, “come lo devo vedere, uno che fa nipote di suo zio di professione? Sono paradossi ed equivoci della politica per portare avanti la solita gente”. Poi l’atto d’accusa contro la strana maggioranza. “C’è stato un bel colpo di Stato e lo ribadisco, non un colpettino, in quattro si sono riuniti in una notte, questo governo è la continuazione dell’agenda Monti”. Altro che parole mano tesa e spirito di collaborazione. Da Palazzo Chigi, questa volta, è partita subito la replica. “Veramente sono 46 anni che faccio il nipote”, ha affermato Letta a margine di un incontro con il presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz. Il premier, poi, è entrato nel merito delle parole di Grillo: “È inaccettabile che parli di golpe. Insistere a usare questi termini è profondamente sbagliato, anche per il rispetto che dobbiamo portare al capo dello Stato”. Il capo del governo ha poi ricordato a Grillo “che quando ha usato la parola colpo di Stato, una giornalista cilena, che sa cosa è un colpo di Stato, gli ha fatto fare una figuraccia”. Infine l’assalto finale. “Se Grillo la butta sull’insulto personale vuol dire che non ha altri argomenti. Lui insulta ma io mi occupo dei problemi del Paese e con un decreto taglierò lo stipendio ai miei ministri, mentre vedo che lui fatica a togliere la diaria ai suoi parlamentari che gli si ribellano contro”. Non ci è voluto molto perché Grillo controreplicasse, sempre via blog: “Un mantenuto dalla politica dal 1996, Letta, ci fa lezioni di morale. Non accettiamo lezioni da una persona che si tiene stretti i 46 milioni di euro di rimborsi elettorali del pdmenoelle, mentre il MoVimento ha rinunciato a 42, e i cui parlamentari prendono lo stipendio pieno, mentre quelli del M5S se lo sono già dimezzato”. Altro che sangue e merda. Soldi e rimborsi, questo è la politica.