Letta immagina una nuova classe dirigente del Pd composta da donne. Ma resta in prima linea e annuncia elezioni anticipate quando il Governo Meloni cadrà

Enrico Letta è intervenuto alla Direzione nazionale del Pd e ha chiesto di non trasformare il Congresso in un referendum su Conte.

Letta immagina una nuova classe dirigente del Pd composta da donne. Ma resta in prima linea e annuncia elezioni anticipate quando il Governo Meloni cadrà

Il segretario dem Enrico Letta è intervenuto alla Direzione nazionale del Pd al Nazzaremo e si è detto pronto a chiedere elezioni anticipate quanto il Governo Meloni cadrà. Inoltre, ha sollecitato gli esponenti del partito a non trasformare il Congresso in un referendum su Giuseppe Conte.

Letta alla Direzione del Pd: “Simbolo rimanga così com’è ma guardiamo al futuro”

“Quello che voglio proporre è un ragionamento chiaro e netto sul futuro, questa direzione parla al futuro”, ha esordito così il segretario del Pd Enrico Letta, presentando la sua relazione alla Direzione nazionale del partito. La riunione si è tenuta nella mattinata di giovedì 6 ottobre al Nazzareno.

Uno dei primi punti affrontati dal leader dem è stato quello del simbolo. “Discuteremo di tutto nel percorso costituente ma amo questo simbolo, sono perché il simbolo rimanga così com’è perché racconta il servizio fatto all’Italia”, ha affermato prima di lanciarsi in una nostalgica rievocazione delle tappe salienti che hanno portato all’istituzione del partito considerato ormai moribondo da gran parte dei politici che ne fanno parte e dagli elettori.

Ma l’obiettivo di Letta è quello di ridare lustro al gruppo che presiede, affermando con ostinazione che il Pd ha “cambiato la storia del nostro Paese”. “Il 14 ottobre nasceva il Pd. Oggi dobbiamo dirci con chiarezza se quel momento per ciascuno di noi ha cambiato la storia del nostro Paese e cosa rappresenta, nel passato, per il presente e per il futuro. Io penso che è stato un grande successo, che è stato, e sarà una storia positiva per il nostro Paese”, ha detto.

Letta: “Dagli elettori è arrivato il mandato a fare guida dell’opposizione”

“Noi oggi cominciamo un percorso congressuale ma questo è intimamente connesso al lavoro di opposizione che da oggi comincia, dobbiamo vestire da subito i panni dell’opposizione perché il mandato che ci ha dato il voto è quello di essere la guida dell’opposizione”, ha aggiunto.

Subito dopo, il segretario Letta si è lanciato in un – parziale – mea culpa. Tornando alla débâcle del partito alle urne, ha dichiarato: “C’è un’unica forza politica che ha vinto le elezioni ed è Fratelli d’Italia. Tutte le altre forze politiche non le hanno vinte o le hanno perse. Un campo ha vinto perché è stato unito. L’altro, nonostante i nostri sforzi, non è stato unito. Costruire una larga unità era l’unica possibilità per andare a vincere ma non è stato possibile. Era un po’ il modello del 2006 ma questa volta non ci siamo riusciti. Questo è il film di quanto accaduto”.

L’ex premier, però, ha subito rilanciato, sottolineando la crescita maturata del partito rispetto alle precedenti politiche del 2018: “Abbiamo costruito un’alleanza che ci ha consentito di crescere rispetto al 2018 e di restare in campo”. “Siamo andati alle elezioni con un profilo non compiuto, di corsa, con un lavoro interrotto rispetto al percorso delle agorà e ci ha portato a non essere all’altezza su alcuni obiettivi fondamentali, che erano chiave per vincere”, ha aggiunto. “Il primo obiettivo era non essere in Italia il partito solo di coloro che ce la fanno”.

 

Il fallimento della rappresentanza dem sulla scarsa elezione di donne

Alla Direzione nazionale, Letta ha anche denunciato che le poche donne dem elette alle elezioni del 25 settembre rappresentano “il fallimento della nostra rappresentanza. È chiaro e evidente, non ho molto da aggiungere, e rappresenta il senso di un partito che non ha compiuto il salto in avanti necessario”. E ha sottolineato: “Non è possibile tornare indietro rispetto alla necessità di avere dei capi dei gruppi parlamentari di rappresentanza femminile dall’altra parte ci sarà la prima donna premier del Paese e su questo punto dovremo essere credibili”.

L’annuncio delle elezioni anticipate quando il Governo Meloni cadrà

Il segretario dem si è anche scagliato duramente contro i governi di unità nazionale, rinnegando a posteriori la scelta di aderire al campo largo. “C’è stato un brusco cambio di scenario attorno a noi ed è avvenuto nel mese di febbraio. Alla fine di gennaio, dopo la rielezione di Mattarella, un successo fondamentale, eravamo in una condizione ben diversa. Poi la guerra, per le responsabilità di governo che ci siamo assunti, ci ha messo in una condizione nella quale la nostra capacità espansiva è stata interrotta. Non rinnego la nostra scelta, c’è bisogno di assumersi delle responsabilità anche se si paga il conto in termini elettorali. Siamo stati dalla parte giusta della storia quel 24 febbraio”, ha osservato.

Si è poi detto certo che il Governo Meloni sarà instabile e che cadrà poco dopo la sua istituzione. Per questo motivo, se da un lato il Congresso dovrebbe essere sempre più vicino così come l’addio di Letta alla segreteria, il leader dem sembra avere ben altri progetti ed essere pronto a scendere nuovamente in campo invocando elezioni anticipate. “Dobbiamo sapere che quando questo governo cadrà dovremo chiedere subito elezioni anticipate, senza governi di salvezza pubblica”, ha tuonato.

Il governo Meloni, secondo l’ex premier, “sta nascendo con una debolezza politica. Fanno più notizia i no che riceve piuttosto che la ressa per entrare al governo, e già questo è chiaro e indicativo di una situazione in cui un governo che riceve dei no così significativi dimostra di per sé la sua difficoltà”. E ha proseguito: “La luna di miele con questo governo avrà vita breve per le modalità in cui nasce, per la sostanza politica e perché ha attorno un clima deteriorato per la situazione internazionale. Noi dobbiamo essere pronti a gestirlo con la massima determinazione”.

Letta immagina una nuova classe dirigente del Pd composta da donne. E afferma che il Congresso non dovrà essere un referendum su Conte

Paragonando i consensi raccolti dal Pd a quelli di altri partiti, Letta ha osservato: “Il nostro risultato è stato migliore di altri che hanno fischiettato e sono passati ad altro. Noi non possiamo fischiettare e far finta di niente perché il nostro percorso vive di allargamento. È giusto che la discussione si faccia e si faccia senza sconti. Anche se il risultato non è stato catastrofico, la discussione serve oggi: una discussione vera, senza sconti a me stesso e a tutti noi che ci servirà per il futuro”.

Infine, ha rivolto un appello alla classe dirigente dem, asserendo: “Dobbiamo fare un congresso che non sia sul nostro ombelico, non un referendum su Conte o Calenda. Non lo dico altre volte. Se qualcuno avesse in testa un referendum del genere la storia del Pd sarebbe già di declino”.

E ha spianato la strada verso la segreteria a una donna: “Ringrazio quanti mi hanno chiesto un impegno di più lungo periodo ma lo riterrei un errore per voi e per il partito: iniziato la mia militanza politica da giovane, sono stato ministro nel ’98 ed è giusto che il nostro partito metta in campo una classe dirigente più giovane in grado di sfidare il governo di Giorgia Meloni, una donna giovane”.

Non è difficile intuire che il progetto di Letta sia quello di sostenere la candidatura di Elly Schlein soprattutto alla luce delle dichiarazioni rilasciate durante la direzione nazionale.

Il congresso, ha concluso, deve avere “tempi giusti: non dev’essere né un X Factor sul miglior segretario da fare in quaranta giorni, ma nemmeno un congresso che rinvia alle calende greche. Vorrei che il nuovo gruppo dirigente fosse in campo con l’inizio della nuova primavera. Abbiamo bisogno di partire da marzo con una scelta significativa”.

L’attacco dell’ex senatrice Cirinnà a Letta

L’intervento di Letta alla Direzione nazionale del Pd che si è tenuta al Nazzareno ha scatenato nuove polemiche all’interno e all’esterno del partito. L’ex senatrice – candidata ma non rieletta – Monica Cirinnà ha sferrato un nuovo attacco contro il segretario, tuonando: “Prendo la parola con il cuore pieno di amarezza. Abbiamo subito una sconfitta pesante, sono stati commessi errori politici e strategici. È stato un errore polarizzare lo scontro con la Meloni, ci ha chiuso in un isolamento totale. Nel percorso delineato dal segretario vedo l’ennesima conferma della volontà di conservazione dell’esistente, di favorire il posizionamento”.

L’ex senatrice ha anche palato di un partito “respingente all’esterno, senza identità definita che non riesce a prendere posizioni chiare”, spiegando: “Non ho mai sentito la parola matrimonio egualitario sulla tua bocca, segretario”.

Calenda contro il segretario dem: “Intervento banale”

Allo stesso modo, anche il leader di Azione Carlo Calenda, ha contestato le affermazioni dell’ex alleato, scrivendo su Twitter: “L’assoluta banalità dell’intervento di Letta alla direzione del Pd conferma una sola cosa: continuano a non voler scegliere. Le solite parole d’ordine su giovani, donne e ‘ma anche’. Nessuna proposta o idea. ‘Siamo i buoni e tutti gli altri i cattivi’. Questo è tutto. Non è politica ma moralismo. Siamo per le donne ma eleggiamo meno donne di tutti. Siamo per i giovani ma il partito è gestito da Zingaretti, Bettini, Orlando e Franceschini. Abbiamo perso ma è colpa degli altri. Così sarà molto difficile fare opposizione insieme”.