Letta in Germania dalla Merkel che assegna i compiti all’Italia

di Lapo Mazzei

L’Italia fa parte e continua a far parte con convinzione dell’Unione Europe, dentro però a una rete di relazioni e reciproca compagnia, o accompagnamento, e anche di verifica e controllo comunitario, che forse devono essere un po’ rivisitate, alla luce degli ultimi anni”. Ecco, se hai appena incassato la fiducia del parlamento, se vieni considerato il primo presidente del Consiglio neo democristiano del nuovo millennio, e se dopo la prova del Senato voli a Berlino e o poi a Parigi, senza dimenticare che ti chiami Enrico Letta, nipote dell’eminenza azzurrina Gianni Letta, non puoi non tener conto delle parole pronunciate dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, a proposito delle visite del premier in Germania e in Europa. Anzi, devi proprio tenerne conto, se non vuoi brutte sorprese al ritorno. Perché per l’alto prelato il tour nelle principali capitali del vecchio continente “è un gesto molto positivo che dà spinta e fiducia all’Italia nel contesto europeo”. Circa l’assetto dell’Unione europea il cardinale ha sottolineato che “tutti dobbiamo fare dei passi avanti, facendo valere l’esperienza di questi anni, per migliorare”. Parole sante, quelle del cardinale Bagnasco, utili per Letta, dovendo orizzontarsi nel contesto europeo. Ma che poco contano nel rapporto con la Merkel, dovendo lei benedire il nuovo esecutivo. Insomma, l’incenso a Roma, l’oro a Berlino e la Mirra a Parigi, con un doveroso tributo a i tre Re magi. “Vorrei cogliere questa occasione anche per ringraziare ancora una volta della collaborazione con Mario Monti ed esprimere il mio grande rispetto per il presidente Giorgio Napolitano”, dice la cancelliera tedesca, Angela Merkel, durante la conferenza stampa con il premier italiano. La Merkel ha sottolineato che il capo dello Stato “’ha guidato il Paese in una fase così difficile con successo”. Un modo, quello dell’inquilina del Bundenstag, nemmeno tanto velato per dire che il lavoro fatto da Re Giorgio e il Professore non è stato solo utile, ma necessario, essendo stato pensato e scritto sull’asse Parigi-Berlino. Ma ora a palazzo Chigi c’è un altro inquilino. “C’è adesso un governo in Italia che corrisponde a una grande coalizione. Credo che questo sia un buon messaggio e che ci sarà una buona collaborazione con tutti coloro che ne fanno parte in modo diretto o indiretto”, sostiene la cancelliera, che non cita Silvio Berlusconi. Un caso, certo. O, forse, abile strategia comunicativa.

Di sicuro memoria viva di un passato recente che non è affatto passato. E Letta, ovviamente, prova subito a mettere all’incasso la cambiale appena stampata dalla Merkel. “Abbiamo ottenuto un voto di fiducia dal Parlamento, un voto di fiducia largo dopo una discussione molto intensa nel Parlamento” sostiene il premier, “tutto questo dopo due mesi di una faticosa crisi politica e oggi l’Italia esce da questa crisi, credo forte”. Ecco, è proprio in quel “credo”, pronunciato da Letta in chiusura della frase, la chiave del viaggio a Berlino, e a seguire nelle altre capitali europee. Il nuovo esecutivo, che non può vantare lo stesso peso internazionale accreditato al governo Monti ancor prima che si insediasse, ha bisogno della legittimazione dei soci europei. E non tanto per ragioni politiche quanto, per mere questioni economiche. Gli unici in grado di sostenere il nostro debito sono Berlino e Parigi, al di là delle diatribe fine a se stesse sulla sovranità nazionale, e solo una risalita della nostra credibilità può garantire l’apertura di nuove linee di credito. Quel serve, però, è agire da attori protagonisti e non da comprimari, rilanciando il ruolo dell’Italia, come ha saggiamente sottolineato il cardinale Bagnasco, che non sarà un fine economista, ma ha pur sempre la capacità di leggere i fatti da un’angolatura particolare. Che non è affatto parziale, come dimostrano le parole della Merkel. “Ogni Paese deve fare i propri compiti” per uscire dalla crisi e “l’Italia ha già compiuto un pezzo di strada”, dice la cancelliera tedesca, “in Europa abbiamo molte sfide da affrontare”. “Manterremo gli impegni presi in Europa”, ha replicato Letta, ma “il tema delle forme e dei modi con cui troveremo le risorse” per adottare le misure annunciate in Parlamento “è un fatto di casa nostra, non ho da spiegarlo a nessuno”. Già, come fare fare non deve dircelo la signora di Berlino. Ma più che dirlo al socio tedesco, Letta sembra volerlo sottolineare all’azionista italiano Silvio Berlusconi, da sempre ostico nei confronti della Germania a conduzione Merkel. Per esempio a chi gli chiede dove troverà i sodi per le grandi riforme, ad esempio per congelare l’Imu e l’aumento dell’ Iva Letta risponde spostando lo sguardo e indicando il dito. “”Per noi l’Europa deve impegnarsi sulle politiche per la crescita. Non solo per il risanamento e il rigore. Altrimenti se è vista solo come rigore, cresceranno nelle nostre pubbliche opinioni movimenti politici contro l’Europa”, spiega Letta, “invece la Ue deve riuscire a essere la garanzia che ai nostri figli non lasciamo debiti e gli daremo lavoro”. Il premier italiano quindi ha sottolineato di non volere “un’Europa che consenta di fare debiti a chi li vuole fare “ma ora la determinazione con la quale l’Europa ha costruito le regole deve essere pari a quella per portare avanti politiche per la crescita”.

Letta e la Merkel, durante la cena di ieri sera, hanno parlato di “grande coalizione” e il premier ha chiesto alla collega come si guida “un raggruppamento variegato” Il presidente del Consiglio questo pomeriggio sarà a Parigi all’Eliseo, per l’incontro con il presidente Hollande, in serata arriverà a Bruxelles dove avrà un colloquio con il presidente Ue Herman Van Rompuy. Infine, giovedì mattina presto, colazione con il presidente della Commissione europea Josè Barroso, mentre la prossima settimana sarà a Madrid.