Letta prepara le valigie per lo sfratto dal Pd

È già chiaro che Enrico Letta e Nicola Fratoianni da soli hanno già perso contro le destre.

Il giorno dopo la rottura con Calenda che ha deciso di rompere Enrico Letta riconosce i suoi errori: «Col senno di poi sono stato troppo ingenuo – dice il segretario del Pd in un’intervista a La Stampa – Ma sono esterrefatto: il principio fondamentale del diritto è pacta sunt servanda (i patti si rispettano, ndr). Se un politico, un uomo di Stato, fa saltare gli accordi che ha firmato perché ha cambiato idea non c’è più politica, siamo su Twitter, dove si può cambiare idea ogni minuto. Ecco, credo che Calenda abbia scambiato Twitter per il mondo reale».

Letta: “Credo che Calenda abbia scambiato Twitter per il mondo reale”

Per tutto il giorno i maggiorenti del PD lanciano accuse vero il “traditore”. Gongola certamente l’alleanza Verdi/Sinistra italiana che si ritrova con un perimetro politico dell’alleanza molto più consono ai loro elettori. Bonelli dei Verdi annuncia di avere in mano «personalità significative del mondo della società civile, due nomi molto importanti che faranno discutere», spiegando che ora «Calenda è il miglior alleato della destra estrema».

Di sicuro ieri Fratoianni ha incontrato la segretaria di Possibile Beatrice Brignone per discutere di una possibile alleanza che coinvolgerebbe anche il fondatore del partito Pippo Civati.

I sondaggisti spiegano che dopo lo strappo di Calenda il centrosinistra è sotto il 30%

I sondaggisti spiegano che dopo lo strappo di Calenda il centrosinistra è sotto il 30% mentre l’alleanza Calenda-Renzi può superare il 10%. Per il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani «Calenda ora è nelle mani di Renzi. Calenda ora deve raccogliere in due giorni le firme, – spiega Giani – cosa impossibile, e quindi si deve rimettere a Renzi. Sono i paradossi della storia, del resto Calenda era un ministro del governo con Renzi presidente del Consiglio ed è evidente che nella posizione del centro Renzi prende una notevole centralità e Calenda diventa un suo personaggio a seguire».

«Calenda ha tradito», dice il presidente della regione Lazio ed esponente del Pd, Nicola Zingaretti: «sono giorni che dice Draghi, dice che è contro Putin, dice che crede nell’Europa e ora avvantaggia la destra che è contro Draghi, filo Putin e spesso anti euro». Calenda promette di sfidare Zingaretti nel collegio uninominale di Roma (sempre a proposito di testosterone fuori controllo). C’è un particolare che rende tutto ancora più paradossale: al momento sono compagni di maggioranza in Regione.

Enrico Letta prova a alzare il livello della campagna elettorale rivendicando la sua presenza per la commemorazione della strage a Marcinelle: «sono fiero di essere a Marcinelle – dice Letta a Giorgia Meloni che lo accusava di strumentalizzare l’evento – nel rispetto dei nostri connazionali morti qui, per onorare la loro memoria e per parlare di futuro, un futuro in cui l’immigrazione e l’emigrazione non possono l’esito che si ebbe 66 anni fa. La cosa grave è dividere morti di serie A e di serie B, questa è una cosa che non faremo mai. Per noi sono tutte persone, che meritano rispetto».

Ma nella coalizione le polemiche contro Calenda si acuiscono: il segretario di Azione in un video propone di “militarizzare i siti” e Bonelli spiega che “usare l’esercito”, come proposto da Calenda, è vero che non è né di destra né di sinistra “perché è drammaticamente fascista“. «Ecchela là. Sono diventato fascista. Contavo i minuti», controreplica Calenda.

Intanto Di Maio dopo lo strappo di Calenda può evitare l’imbarazzante candidatura nel proporzionale sotto il simbolo del PD e riprendersi un collegio uninominale, probabilmente in Campania, con il sostegno di tutta la coalizione. Dovrebbe esserci posto anche per alcuni fedelissimi come Spadafora e Castelli. Il tempo dei contenuti sembra ancora lontano.