di Lapo Mazzei
Ostentando sicurezza e rifugiandosi nell’appoggio interessato dei cosiddetti poteri forti, Enrico Letta confida nella sopravvivenza delle larghe intese e punta soprattutto a incarnare la presidenza italiana dell’Unione europea fissata per il semestre del prossimo anno. Un’ambizione legittima ma sempre più fragile. Anche perché l’indifferenza con la quale sta guardando a quanto accade in queste ore nella Giunta per elezioni del Senato serve solo a eccitare gli animi di quella parte del Pdl che punta a ribaltare il tavolo e misurarsi quanto prima con il voto degli italiani. A trovarsi sotto attacco dei falchi sono gli stessi ministri azzurri, accusati non troppo velatamente di contiguità col nemico. Ieri Daniela Santanché ha scatenato con un’intervista al vetriolo l’ennesima faida interna. Forza Italia deve ancora (ri)nascere e la Pitonessa ha infatti già annunciato che “sarà un partito presidenziale, con a capo Berlusconi e senza segretario” così da eliminare “tutti quei lacci e lacciuoli tra la gente e il presidente”. Traduzione spicciola: basta con chi vuole tracheggiare oltre pur di mantenere lo strupuntino ministeriale. E se Atene piange, Sparta non ride. Matteo Renzi tiene sulla corda il partito guidato dall’evanescente Guglielmo Epifani e che di tutto ha bisogno fuorché pericolose fughe in avanti. Il sindaco di Firenze si è detto certo che in caso di elezioni anticipate il Pd avrebbe “asfaltato” il partito di Berlusconi? A molti compagni è sembrata una provocazione inutile nei confronti dell’alleato-avversario e quindi un altro sguaiato assalto al governo Letta. Il rottamatore sa già di avere in mano la maggioranza del partito e dell’apparato e non vuole certo perdere altro tempo. Sa bene che il tempo lavora a favore del premier e che se vuole avere spianata la strada per la candidatura a Palazzo Chigi il primo che deve asfaltare è proprio il “caro amico Enrico”. E pur di riuscirci non ha esitato a cambiare pelle, trasformandosi in poco tempo in un massimalista vicino a Vendola e avversario irriducibile del Cavaliere.