L’ex An Gasparri rischia dalla censura all’incompatibilità. Il forzista dice di aver rispettato la legge ma dimentica gli obblighi previsti dal codice etico del Senato

Gasparri rischia grosso. Il forzista dice di aver rispettato la legge ma dimentica gli obblighi previsti dal codice etico del Senato

L’ex An Gasparri rischia dalla censura all’incompatibilità. Il forzista dice di aver rispettato la legge ma dimentica gli obblighi previsti dal codice etico  del Senato

Davanti al terremoto mediatico causato dall’articolo de La Notizia e l’anticipazione dell’inchiesta di Report sul suo ruolo di presidente della Cyberealm srl, non dichiarato a Palazzo Madama, il senatore Maurizio Gasparri non si scompone. Come affermato ai microfoni della trasmissione di Sigfrido Ranucci con grande calma ha spiegato di non aver mai avuto “nessun ruolo operativo” all’interno della società, aggiungendo che “la legge prevede che siano da indicare funzioni di amministratore o di sindaco. Io non sono né sindaco né svolgo funzioni di amministratore”.

Insomma tutto risolto. Nient’affatto perché il senatore non sembra dirla tutta. Effettivamente la legge, esattamente la 441 del 1982, gli dà ragione visto che all’articolo 2 si legge: “Una dichiarazione concernente i diritti reali su beni immobili e su beni mobili iscritti in pubblici registri; le azioni di società; le quote di partecipazione a società; l’esercizio di funzioni di amministratore o di sindaco di società, con l’apposizione della formula: sul mio onore affermo che la dichiarazione corrisponde al vero”. Quindi quando Gasparri afferma di aver rispettato la legge dice la verità.

Ma non la dice tutta. Secondo quanto verificato da La Notizia, ciò che il capogruppo di Forza Italia non dice è che esiste anche il ‘Codice di condotta dei Senatori’ che all’articolo 2, comma 1, stabilisce: “I Senatori esercitano senza vincolo di mandato la funzione rappresentativa, agendo con disciplina ed onore, nel rispetto dei principi di trasparenza, integrità e responsabilità, al fine di prevenire qualsiasi azione o comportamento che possa compromettere il prestigio del Senato della Repubblica”.

Ancor più preciso l’articolo 3 comma 1 dove si legge che “ai Senatori si applicano gli obblighi di trasparenza previsti dall’ordinamento e dalle norme regolamentari del Senato in merito alla dichiarazione delle attività patrimoniali e finanziarie, dei finanziamenti ricevuti, nonché delle cariche e uffici ricoperti”, mentre il comma 2 precisa che “ciascun Senatore deve dichiarare le cariche e gli uffici ricoperti a qualsiasi titolo, retribuiti e gratuiti, compilando un apposito foglio-notizie”.

All’articolo 4, comma 1, si legge che “i Senatori esercitano le loro funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione, senza alcuna forma di condizionamento derivante dalla propria condizione patrimoniale o finanziaria ovvero dalle cariche o uffici ricoperti”. A questo punto è lecito chiedersi cosa rischia Gasparri. A dirlo è il Regolamento del Senato secondo cui “i presunti casi di violazione del Codice sono sottoposti all’esame del Consiglio di Presidenza” con le sanzioni che sono elencate all’articolo 67 che, nel caso venga accertata la violazione, possono andare dalla censura oppure, nei casi più gravi, fino “all’interdizione a partecipare ai lavori del Senato per un periodo non superiore a dieci giorni di seduta”. Ma esiste anche la (remota) possibilità che il caso finisca sul tavolo della Giunta delle elezioni e delle immunità di Palazzo Madama.

Stando al regolamento della Giunta, al comma 1 si legge che “al fine dell’accertamento di eventuali incompatibilità, entro trenta giorni dalla proclamazione o dalla nomina i senatori sono tenuti a trasmettere alla Giunta l’elenco di tutte le cariche ed uffici a qualsiasi titolo ricoperti”. “Nel caso in cui le comunicazioni di cui al comma 1 siano risultate infedeli” allora “la Giunta incarica il suo Presidente di informarne il Presidente del Senato per le determinazioni del caso” e così “per procedere all’esame delle cariche rivestite dai senatori ai fini del giudizio di compatibilità con il mandato parlamentare, il Presidente nomina un apposito Comitato” il quale “riferisce e formula le conseguenti proposte alla Giunta”.