L’ex ministro De Girolamo al bivio

di Fausto Cirillo

Sarà che ama accreditarsi come «una ragazza semplice» (di questi tempi la complessità sembra essere diventata un limite, se non un difetto), ma certo Nunzia De Girolamo in Boccia ha peccato di ingenuità: chiunque al posto suo avrebbe compreso che resistere a oltranza non sarebbe servito a nulla. Che l’inerzia della pubblica opinione e del senso dell’opportunità politica spingevano verso le sue dimissioni da ministro dei Beni Agricoli. E soprattutto che la sua fragile personalità politica era assolutamente sacrificabile nello scacchiere più complessivo degli equilibri di governo e di partito. La casella che domenica sera ha deciso di lasciare vuota costituisce infatti un toccasana per il premier Enrico Letta (che adesso può limitarsi a realizzare un piccolo riequilibrio interno alla squadra) e per il vicepremier Angelino Alfano (che in questo modo spera di mantenere al governo se stesso e tutti gli altri 3 ministri in quota Ncd). 

Alzandosi tardivamente dalla sua poltrona, De Girolamo ha evitato almeno a tutti i soci della maggioranza dosi ulteriori di imbarazzo e soprattutto ha scongiurato l’eventualità che buona parte del Partito democratico decidesse di appoggiare in aula la mozione di sfiducia presentata nei suoi confronti dal Movimento 5 Stelle. Ecco perché non le serve a nulla lamentarsi di non essere stata adeguatamente sostenuta nel governo. Sorprende semmai la sua sorpresa: anche l’osservatore più distratto ha infatti compreso che in questa squadra malconcia e screditata esistono ministri inamovibili soltanto perché di diretta nomina quirinalizia (Annamaria Cancellieri e Fabrizio Saccomanni). Ed è altrettanto evidente che un rimpasto generale e profondo del governo è reso paradossalmente ancora più difficile dal freddo disinteresse ostentato da Matteo Renzi. «È una questione che riguarda il presidente del Consiglio» ha ribadito ancora ieri il segretario del Pd. «So che nel vecchio stile della politica era naturale, per un segretario del partito appena eletto, andare a bussare e a chiedere: “Che ci tocca?”. Noi siamo diversi dalla vecchia politica, questo giochino non ci appartiene». Che Letta si arrangi, insomma.

Un futuro incerto
E che si arrangi ovviamente anche la De Girolamo, da oggi in cerca di un nuovo significato alla sua esperienza politica. In diversi hanno tradotto il suo amaro sfogo come un implicito atto d’accusa allo stesso Angelino, colpevole di non averla adeguatamente protetta. È quanto scrive ‘Il Mattinale’, la nota politica redatta dallo staff del gruppo Forza Italia della Camera dei deputati. Per il foglio azzurro «Nunzia ha tirato la sedia vuota sulla testa di Letta, che non l’ha difesa, ma è rimbalzata addosso anche al vicepremier Angelino Alfano». E comunque l’ormai ex ministro «ha ragione a constatare il trattamento a lei riservato, di gran lunga differente a quello riscontrato in altri casi. Figli e figliastri, ministri e ministrastri. Una, come Josefa Idem, costretta a dimettersi seduta stante perché lo vuole il premier, altri invece, come Annamaria Cancellieri, difesi a priori… Idem nei riguardi di Alfano, e certo a ragione. Siamo garantisti, lo ripetiamo, ma non vorremmo che Letta (e Alfano con lui) avesse lasciato sola a bella posta la sannita per garantirsi un rimpastino che non serve a nessuno. Intanto Ncd è in frantumi e Alfano continua a chiedersi se Nunzia fosse arrabbiata con Letta o solamente con lui».

Quella frase di Schifani
Resta allora da capire quale sarà il futuro politico dell’ex pupilla di Silvio Berlusconi. Resterà nel Nuovo centrodestra con un incarico di rilievo oppure deciderà di ritornare all’ovile, riabbracciando come se niente fosse gli antichi compagni di partito? Ieri mattina Mariastella Gelmini e Francesco Nitto Palma hanno ricordato che il Cavaliere «non avrebbe problemi ad accoglierla. Lo ha detto lui stesso più volte: si sarebbe reso disponibile nell’eventualità in cui chi è andato via esprima il desiderio di tornare sui suoi passi». Ma si tratta probabilmente di una mera clausola di stile, dal momento che un’eventualità del genere scatenerebbe la reazione compatta dei fedelissimi, che non perdonano Alfano e i suoi di aver abbandonato il leader nel momento di sua maggiore difficoltà personale e politica. Per tutti costoro le porte di Forza Italia devono restare chiuse a doppia mandata («Non siamo l’ambulanza del Giro d’Italia che raccoglie i gregari della maglia rosa»), tenuto conto anche del danno d’immagine che un rientro del genere avrebbe su una forza politica che cerca di riorganizzarsi e offrire un’immagine che sia ‘nuova’ in tutti i sensi. Paolo Romani, capogruppo forzista al Senato, è stato piuttosto chiaro: «Nunzia De Girolamo che torna a Forza Italia? È una sua scelta personale, a mio avviso la scissione ha determinato una separazione tra chi è andato via e chi è rimasto. Non credo che andare e venire, le porte girevoli, in politica abbiano mai dato un contributo alla chiarezza e alla trasparenza». Per motivi diversi, anche il suo collega di Ncd Renato Schifani esclude qualsiasi ripensamento da parte dell’ormai ex ministra: «Darebbe la sensazione di tornare nel partito solo perché è stata costretta a lasciare il ministero. Nunzia non ha mai dato e non darà mai, conoscendola, la sensazione di essere attaccata alla poltrona. Ha creduto nel progetto del Ncd e resterà con noi». Frasi che fanno rabbrividire «una ragazza semplice» che a questo punto ambisce a essere almeno rieletta in Parlamento…