Lezione della Lamorgese a Salvini. Sbarchi fantasma ridotti all’osso. Gli arrivi fuori controllo nel 2019 erano l’80%. Per il Comitato Schengen adesso sono solo il 51%

Neppure il solito fantasma dei barconi può aiutare Matteo Salvini a uscire dall’angolo in cui è finito relegato. L’ennesima stroncatura alle politiche del Capitano, che nel periodo in cui è stato al vertice del Viminale ha puntato quasi tutto sul contrasto all’immigrazione clandestina e la lotta alle Ong accusate di far sbarcare illecitamente in Italia frotte di stranieri, è arrivata ieri mattina durante la seduta del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione. La Commissione, presieduta dal deputato leghista Eugenio Zoffili, ha infatti audito Michele di Bari, capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno, il quale ha fornito una serie di dati sugli sbarchi da cui emerge come quelli più problematici per l’Italia siano avvenuti proprio mentre il leader della Lega era potente ministro dell’interno e vicepremier.

OPERAZIONE VERITA’. A creare difficoltà in Italia come in qualsiasi altro Paese sono principalmente gli sbarchi autonomi di migranti, con imbarcazioni che approdano spesso cercando di non dare nell’occhio e consentono agli stranieri a bordo di disperdersi. Un pericolo ben più grande degli arrivi di migranti a bordo di navi come quelle delle Ong, per cui le autorità sanno subito provenienza dei migranti e numero, con la possibilità di effettuare controlli e gestire chi mette piede sul suolo nazionale, magari ridistribuendo i nuovi arrivati anche negli altri Paesi europei come sta facendo dal momento della sua nomina l’attuale ministro dell’interno Luciana Lamorgese. E il prefetto Di Bari ha appunto specificato che la percentuale dei cosiddetti “sbarchi fantasma” va progressivamente riducendosi, visto che l’anno scorso erano l’80% e negli ultimi quattro mesi sono stati soltanto il 51%. Gli sbarchi più a rischio insomma avvenivano quando al Viminale c’era Salvini che urlava ai quattro venti che lui difendeva i confini nazionali, ingaggiando improbabili battaglie con chi aveva salvato vite umane in mare. In calo inoltre anche il numero complessivo degli stranieri in accoglienza, che al 28 aprile erano circa 85mila a fronte dei 135mila del 2018.

IL SISTEMA TIENE. La gestione Lamorgese non sta inoltre creando difficoltà neppure in piena emergenza coronavirus. Il Viminale ha infatti applicato la misura della quarantena per tutti i nuovi migranti in arrivo già dal 23 febbraio, giorno dell’approdo della Ocean Viking a Pozzallo, prima che diventasse obbligatoria con il decreto dei Ministeri della salute e dei trasporti del 7 marzo. Una misura applicata a 1.480 migranti, compresi quelli soccorsi dalle navi Alan Kurdi e Aita Mari, ora in isolamento a bordo del traghetto Rubattino, evitando in tal modo il rischio che gli stranieri soccorsi potessero contribuire alla diffusione del Covid-19. “La quarantena viene fatta naturalmente osservare anche per chi arriva via terra, per lo più dalla cosiddetta rotta balcanica”, ha poi aggiunto Di Bari, smentendo anche le ipotesi di sovraffollamento negli hotspot di Lampedusa e di Pozzallo. Un approccio virtuoso alla gestione dei flussi migratori, come sottolineato anche dai pentastellati del Comitato Schengen. “Siamo intervenuti – sottolineano i pentastellati – per chiedere di continuare a monitorare attentamente la gestione dei flussi migratori. è nostro dovere coniugare la tutela delle vite umane alla tutela sanitaria”.