Libera stampa, meglio l’insulto che il bavaglio

di Gaetano Pedullà

In poco meno di un anno di vita La Notizia si è presa le querele della Cgil e dei soci della Banca della Magliana. Hanno cercato di metterci il bavaglio funzionari pubblici pizzicati ad abusare del loro ruolo, grandi aziende e persino Expo 2015. Se non ci fosse libertà di stampa, un giornale d’inchiesta come il nostro avrebbe chiuso dopo un giorno. Dunque ieri l’uscita di Beppe Grillo non poteva che farci storcere il naso. Anche se la giornalista dell’Unità presa di mira dal leader a cinque stelle insulta palesemente da tempo il movimento. Avere la possibilità di farlo, anche nei toni più forzati, è il sale di una libertà di pensiero a cui non dobbiamo rinunciare. Allo stesso modo Grillo deve poter dire quanto gli pare che gli articoli di tizio e caio non gli piacciono, mettendo alla gogna gli argomenti usati ma mai le persone. La polemica che è nata da questa storia però c’è utile per allargare l’orizzonte a un problema molto più serio: quanta libertà di stampa abbiamo davvero in Italia? Se un quotidiano come quello che state leggendo può raccontare tante storie di malaffare o di intrecci viziosi tra economia e politica, il motivo sta nella mancanza assoluta di vincoli editoriali. La Notizia è controllata dai giornalisti editori che vi lavorano. è lo stesso per i nove/decimi della stampa nazionale? No, non lo è. Nonostante la crisi, il governo continua follemente a regalare decine di milioni ai giornali di partito. Fogli che nessuno legge e che costano ogni mese quanto un giornale come questo costa in un anno. Altrettanto, i grandi quotidiani che hanno a bilancio perdite per milioni di euro, tirano avanti grazie ad azionisti che fanno di tutto: banche, industria, costruzioni. Gruppi che usano i giornali come una clava per difendere i loro interessi. Grillo dunque ha ecceduto nei toni, ma se apriamo questa porta c’è da vergognarsi per politica, editori e molti, moltissimi dei giornalisti che da ieri sparano (per fortuna a salve) sui 5 Stelle.