Nel campo di battaglia italiano, fatto di gruppi contrapposti e pastoie burocratiche, Uber sembra proprio sapere il fatto suo. Almeno a giudicare dalle truppe “lobbistiche” schierate per tutelare i suoi interessi. Anche con questa chiave, forse, che va letto il successo ottenuto al momento dal colosso americano che fornisce servizi di trasporto attraverso la ormai famosa “app”. Un emendamento al decreto milleproroghe, infatti, ha rinviato a fine anno l’intervento con cui il ministero dei trasporti, oggi retto da Graziano Delrio, avrebbe dovuto impedire l’esercizio abusivo dei servizi di taxi e Ncc (noleggio con conducente). Correzione che, ça va sans dire, ha fatto andare su tutti le furie il movimento dei tassisti scatenando proteste che ieri hanno congestionato le principali città italiane, causando grandi disagi e accendendo un faro sul problema. Ma quali sono le sponde a cui Uber si appoggia per provare a “sfondare” in Italia?
Le truppe – Tra i profili meno conosciuti, ma più incisivi, c’è senza dubbio quello di Benedetta Arese Lucini, che fino a non molto tempo fa è stata country manager per l’Italia. Non tutti sanno, però, che dal luglio al dicembre 2016 è stata consulente della segreteria del ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, in materia di start up. Insomma, parliamo di una manager che, dopo l’esperienza in Uber, si è addentrata nei felpati corridoi ministeriali. A livello di lobbying dichiarato, a seguire, Uber è da tempo seguita in Italia dalla società specializzata Cattaneo Zanetto & Co., guidata da Alberto Cattaneo e Paolo Zanetto. Non manca, e se ne è avuta dimostrazione nei giorni scorsi, la sponda parlamentare. Qui adesso risulta più in evidenza Linda Lanzillotta (Pd), ex ministro per gli affari regionali nel Governo Prodi II, tra i firmatari dell’emendamento pro Uber. Più defilato, ma accreditato in passato di posizioni piuttosto vicine alla filosofia di Uber, è anche un altro Pd di spicco, Michele Pompeo Meta, che tra l’altro presiede la strategica commissione trasporti della Camera. Per carità, non che i tassisti non abbiano le loro belle sponde, anzi. In molti ricordano l’esperienza in Parlamento, sotto le insegne del Pdl, di uno dei grandi capi del movimento, ovvero Loreno Bittarelli, tutt’ora presidente della cooperativa 3570 e dell’Unione radio taxi italiani. Poi c’è la Federtaxi-Cisal, sigla che nelle ultime ore sta acquisendo visibilità scagliandosi contro l’emendamento Lanzillotta.
Gli altri – Senza contare che il mondo dei taxi è anche molto attivo nelle sue attività di comunicazione. Al punto da essersi affidato alla Alessandro Maola, una società specializzata che ne sta seguendo passo dopo passo tutte le varie campagne. La battaglia tra tassisti e Uber non è certo cosa nuova. E in questi giorni sta solo vivendo uno dei tanti momenti di attrito. Su tutto campeggia la grande battaglia europea, quella tesa a stabilire se Uber va considerato come un operatore o come una “semplice” app. Ed è questo il vero nodo gordiano.
Twitter: @SSansonetti