Il mistero irrisolto di Marta Russo. Ecco il volume che apre nuovi scenari sull’omicidio. Il legal thriller di Vittorio Pezzuto svela verità finora rimaste nascoste

Un volume d’inchiesta che si apre con una prefazione dal titolo “Questo libro non s’ha da pubblicare” merita attenzione speciale. Il libro su Marta Russo.

Un volume d’inchiesta che si apre con una prefazione dal titolo “Questo libro non s’ha da pubblicare” merita di per sé un’attenzione speciale. È infatti accaduto che per quasi due anni il suo autore abbia inutilmente bussato alle porte di tutte le maggiori case editrici: Vittorio Pezzuto, già autore nel 2008 della più completa biografia di Enzo Tortora (“Applausi e sputi”, Sperling&Kupfer), ha così deciso di pubblicare direttamente su Amazon la sua ultima fatica letteraria: “MARTA RUSSO, Di sicuro c’è solo che è morta”. Gli era stato spiegato che questa storia non interessava più a nessuno, che il suo libro non avrebbe mai avuto un mercato? Dopo appena cinque giorni il suo saggio-inchiesta è già primo nella sezione “Memorie” e si colloca saldamente tra i primi 150 nella “Classifica bestseller” della libreria più grande del mondo. Una bella rivincita, peraltro meritata. Pezzuto ha dedicato buona parte degli ultimi cinque anni nella scrittura di questo volume: studiandosi oltre 15mila pagine di atti giudiziari, catalogando più di 8mila articoli di quotidiani e periodici e infine consegnandoci un testo corposo ma coinvolgente come la sceneggiatura di un film.

Fra pochi giorni cade il ventennale dell’omicidio di Marta Russo. La mattina del 9 maggio 1997 una pallottola colpisce alla testa questa studentessa di appena 22 anni mentre sta passeggiando in un viale dell’Università “La Sapienza”. La sua morte, avvenuta quattro giorni dopo, desta un enorme clamore in tutta Italia. Chi l’ha uccisa, e perché? Ben presto gli inquirenti si convinceranno che a sparare sia stato il dottorando Giovanni Scattone, con la complicità del collega Salvatore Ferraro. Il loro movente? L’assenza di un movente. Ad accusarli vi sono le testimonianze controverse della dottoranda Maria Chiara Lipari e della segretaria Gabriella Alletto ma soprattutto una minuscola particella di bario e antimonio trovata sulla finestra dell’aula 6 dell’Istituto di Filosofia del diritto. Una storia incredibile, oscura e sfuggente ma anche rivelatrice di un certo tipo di Italia, di un certo tipo di magistratura, di un certo tipo di Università, di un certo tipo di giornalismo. Scritto con lo stile avvincente di un legal thriller, questo saggio ripropone per la prima volta le fasi dell’inchiesta e i diversi colpi di scena nei diversi gradi del processo che portarono alla condanna dei due giovani. Nomi, fatti e misfatti di una storia a lungo rimossa, vissuta con fastidio perché parente strettissima della nostra cattiva coscienza. Pezzuto ci rivela dettagli che all’epoca sfuggirono anche agli stessi avvocati difensori, facendoci pure riscoprire le lordure scritte in quegli anni da molti giornalisti manettari e corrivi con la Procura di Roma. Pagina dopo pagina il lettore arriva così a una conclusione sconvolgente su un caso che per larga parte dell’opinione pubblica resta ancora inspiegabile. Quale? Non vogliamo svelarvela, L’autore non ci perdonerebbe. Non resta che acquistare il suo volume (664 pagine, euro 16,74) su Amazon.it: vi promettiamo che non resterete delusi.