Nessuna protesta, nessuna rabbia, solo tristezza per un 19enne che ha perso la vita e la richiesta di cambiare la legge sulla cittadinanza. È la fotografia dei funerali Ramy Elgaml – il giovane morto nel quartiere milanese Corvetto, mentre in sella a uno scooter, guidato da un amico, fuggiva dai carabinieri – celebrati ieri al cimitero di Bruzzano.
“Rispettiamo le regole di questo Paese”
Lontanissime le proteste che hanno incendiato il quartiere Corvetto nei giorni immediatamente successivi alla morte del ragazzo. “Siamo in un cimitero, dobbiamo essere calmi, andiamo al funerale del nostro carissimo fratello Ramy, dobbiamo dare un’immagine realista, importante e straordinaria della nostra comunità, rispettando tutte le norme di questo Paese”, ha detto Mahmoud Asfa, presidente della Casa della cultura musulmana di via Padova, che ha celebrato il funerale insieme all’imam di San Donato, Mohamed Sedky.
“Che la morte di Ramy sia un punto di partenza”
“Le istituzioni diano più attenzione ai nostri giovani, sono giovani di questo Paese, sono figli di questa società. Devono avere gli stessi diritti di tutti gli altri loro coetanei, perché sono italiani come loro”, ha ribadito Asfa, auspicando che “la morte del nostro carissimo Ramy sia un punto di partenza, da cui migliorare la nostra presenza come comunità musulmana a Milano e in Italia”. Il riferimento è alla legge sulla cittadinanza, che “va cambiata, perché complica la vita di questi ragazzi nati e cresciuti qui, non li fa sentire appartenenti alla società”.
Cambiare la legge sulla cittadinanza, l’unica richiesta della comunità mussulmana
È stato l’unico messaggio politico della giornata proveniente dalla comunità musulmana. “Noi siamo lontanissimi da quello che è successo al Corvetto” e “abbiamo ancora fiducia nella magistratura e nella legge italiana. Ci aspettiamo che facciano venire a galla la verità”, ha aggiunto il presidente della comunità egiziana della Lombardia, Aly Harhash.
Presenti al funerale il deputato Aboubakar Soumahoro, i consiglieri regionali del Pd Pierfrancesco Majorino e Carmela Rozza. Assente il sindaco Beppe Sala, che però ha sentito i familiari di Ramy dopo il rito, mentre li incontrerà oggi il presidente Attilio Fontana.
Il testimone: “Ci fu uno scontro tra lo scooter e la gazzella dei Carabinieri”
Sul fronte delle indagini, ieri un testimone ha riferito al pm Marco Cirigliano che la notte del 24 novembre ci sarebbe stato uno scontro tra il T-Max e la gazzella dei carabinieri, di cui però non c’è traccia nel verbale di arresto di Fares Bouzidi, il 22enne alla guida del mezzo a due ruote. Bouzidi è agli arresti domiciliari per resistenza ed è indagato per omicidio stradale insieme al vice brigadiere che guidava l’auto.
Ennesimo stop per il progetto della moschea. Stavolta tocca a Rfi
Intanto a generare nuovi possibili attriti con la comunità mussulmana anche lo stop alla costruzione dell’attesissima moschea che la Casa della cultura musulmana di via Padova è pronta a edificare in via Esterle, in un’area che il Comune le ha assegnato dopo la vittoria di un bando. Il progetto, infatti, è a rischio, per lo stop imposto da Rfi (società controllata da Fs, a sua volta controllata dallo Stato tramite il Mef), che dopo anni, si sarebbe “accorta” che l’edificio sorgerebbe troppo vicino ai binari.
Un ennesimo impedimento che lascia basito persino Sala: “Stiamo cercando di capire perché è una cosa di cui non eravamo a conoscenza, la trovo un po’ strana – ha spiegato il sindaco -. Questa moschea facciamola, perché non porta nulla in peggio ed è in linea con i nostri principi costituzionali. È anche un dibattito che ha stancato, facciamola e basta”.