Linea dura della Lega. Niente sconti per i reati puniti con l’ergastolo. Il giro di vite nella proposta Molteni. No al rito abbreviato per i delitti gravi

La Lega non fa sconti. Specie quando si tratta di regolare i conti in sospeso tra i criminali e la giustizia. L’ultimo giro di vite, all’esame della commissione Giustizia di Montecitorio, porta l’impronta del sottosegretario agli Interni, Nicola Molteni. Primo firmatario di una proposta di legge che punta a rendere inapplicabile il giudizio abbreviato – e il conseguente sconto di un terzo della pena in caso di condanna – nei procedimenti relativi a tutti i reati punibili con l’ergastolo. Come l’omicidio volontario o la strage.

Dura lex – Ma cosa prevede, nel dettaglio, il testo del Carroccio all’esame della commissione Giustizia di Montecitorio? L’obiettivo è quello di riscrivere la disciplina del rito abbreviato introdotta nel 1999 dalla cosiddetta Legge Carotti, dal nome del penalista ed ex deputato della Margherita, Pietro Carotti, autore dell’ultima riforma organica del codice di procedura penale. E a norma della quale, il rito alternativo in questione “può essere chiesto anche per i delitti più gravi puniti con la pena dell’ergastolo”, si legge nella relazione illustrativa della proposta di legge Molteni. Con la conseguenza, prosegue il testo, che, “in virtù di una mera scelta processuale insindacabile dalle altre parti (la richiesta spetta all’imputato, ndr), la pena in genere è automaticamente ridotta di un terzo”. Più in particolare, la pena dell’ergastolo è sostituita, per effetto dello sconto conseguente all’applicazione del rito abbreviato, dalla reclusione di anni trenta. Quella dell’ergastolo con isolamento diurno dal solo ergastolo. Insomma, un trattamento di particolare favore che si giustifica, da un lato, per “esigenze deflative”. Un premio, in altre parole, per aver evitato di appesantire la macchina processuale con un processo ordinario che può durare, in molti casi, anche diversi anni. Dall’altro, compensa, la rinuncia da parte dell’imputato “alla garanzia del vaglio preventivo dell’accusanell’udienza preliminare” consentendo “l’utilizzazione degli atti investigativi come prova”. Un trattamento, secondo la Lega, inaccettabile quando il procedimento riguarda “reati che, in ragione della loro gravità, il codice penale punisce tanto severamente e che creano un grave allarme sociale nell’opinione pubblica”. Senza contare che, con la disciplina attualmente vigente, “è venuto a sparire qualsiasi limite di natura oggettiva per l’applicabilità di questo rito speciale, definendosi così anticipatamente anche processi aventi ad oggetto imputazioni per reati molto gravi”.

Insolito asse – Resta in ogni caso ferma la possibilità, chiarisce la relazione, di chiedere il rito abbreviato nei procedimenti per delitti puniti con l’ergastolo, “subordinatamente a una diversa qualificazione dei fatti o all’individuazione di un reato diverso allo stato degli atti”. Qualora cioè, per esempio, l’iniziale reato contestato sia derubricato in un reato meno grave non punito con il carcere a vita. Piccola curiosità. Non è escluso che il testo della Lega possa incontrare il favore del Pd. In commissione Giustizia, infatti, l’esame della proposta Molteni è stato abbinato a quella presentata dalla deputata dem, Alessia Morani, che, di fatto, persegue lo stesso obiettivo: “L’esclusione dell’applicabilità del rito abbreviato, qualora si proceda per delitti, di particolare gravità, per i quali la legge preveda la pena dell’ergastolo”.