L’Inps senza cuore all’Aquila, call center a rischio chiusura. E 560 persone rischiano di perdere il posto

La rinascita dell’Aquila? Può attendere. Passata l’emergenza, si può accantonare l’esigenza di creare posti di lavoro. E anzi l'Inps crea disoccupazione.

La rinascita dell’Aquila? Può attendere. Passata l’emergenza, ora si può anche accantonare l’esigenza di creare posti di lavoro in un’area che sta cercando a fatica di risollevarsi dopo il terremoto del 2009. E chi mette la firma sull’operazione di affossamento di ben 560 posti di lavoro? L’Istituto nazionale di previdenza sociale (Inps) di Tito Boeri, che si è fatto alfiere di battaglie in ottica sociale come il taglio dei vitalizi ai parlamentari e la revisione dei voucher per retribuire i lavoratori. La storia è quella del contact center Inps-Inail-Equitalia con sede a L’Aquila da circa 6 anni. La struttura è diventata fondamentale dal punto di vista occupazione nella zona del cratere. Ciononostante ora rischia di chiudere a causa della gara indetta per garantire il servizio con lo scopo di risparmiare sulle spese.

Niente garanzie – Certo, il bando era necessario per il rinnovo del servizio. Ma all’interno sono assenti delle clausole, a partire da quella sociale, in grado di dare garanzie di continuità lavorativa a centinaia di famiglie in un’area che – almeno stando alle dichiarazioni pubbliche – dovrebbe essere sostenuta. Peraltro il risparmio potrebbe non realizzarsi come previsto. E il motivo è stato messo nero su bianco dal deputato di Sinistra italiana  (Si), Gianni Melilla: “L’azienda subentrante potrà usufruire di agevolazioni all’assunzione, derivanti da fondi nazionali ed europei, fino al 50% del costo lordo del personale per 2 anni. Il costo totale a carico della collettività sarà quindi anche molto superiore, perché spenderebbe per ogni lavoratore ‘sostituito’ almeno 33mila euro, con il rischio di finanziare di fatto con risorse pubbliche il profitto di imprese private”, si legge nell’interrogazione che il parlamentare ha presentato alla Camera. La Notizia ha provato a chiedere ulteriori chiarimenti all’Istituto, senza ottenere risposta. L’unica mossa dell’Inps è stata la proroga della commessa per altri sei mesi.

Lunga mobilitazione – I lavoratori, già a dicembre, avevano inviato una lettera al presidente Boeri. “La nostra è l’azienda che occupa il maggior numero di persone nel territorio del cratere del sisma. L’assenza delle clausole rischia inevitabilmente di provocare a L’Aquila non solo un problema occupazionale, ma un vero e proprio dramma sociale”, hanno ricordato. E non solo. “In assenza di precise previsioni si rischierebbero conseguenze in termini di riduzione dei livelli di efficacia e qualità di un servizio che richiede adeguata esperienza professionale”, hanno evidenziato i dipendenti, che dopo la missiva, hanno ottenuto almeno il prolungamento semestrale. Non proprio il massimo. “Siamo rimasti esterrefatti di fronte a questo fatto. L’Inps è l’istituto statale: deve avere anche una funzione sociale”, ha spiegato Melilla. Il deputato di Si ha attaccato duramente il presidente dell’Inps: “Boeri tratta in modo arrogante le questioni. Non ho fiducia in lui, ma spero che l’opinione pubblica possa incidere sul destino del call center”.