L’ipocrisia di un partito già diviso

di Gaetano Pedullà

La scissione del Pd non conviene a nessuno. Non conviene a Renzi che per diventare il Tony Blair italiano deve aggregare da tutte le parti, soprattutto al centro e persino strappando elettori alla destra, ma di certo provando a tenersi più che può della base del suo partito. E rompere tutto non conviene neppure alla vecchia guardia piddina, vecchie volpi della politica che mica si fanno fregare dal colpo d’occhio della piazza riempita dalla Cgil. Metà di quella gente non vota proprio, perché ce l’ha a morte con tutto e tutti, e se vota disperde il consenso in forze di estrema sinistra che è grasso che cola se in fondo alle urne raccolgono un paio di punti. Siamo di fronte dunque a un vero guaio per l’Italia. In mancanza di uno strappo, dobbiamo attenderci una sanguinosa guerra di logoramento. Fosse solo una questione interna al Pd, pazienza. Ma nella fragilità della maggioranza parlamentare questa tensione permanente rischia di paralizzare tutto. Ce lo possiamo permettere? Assolutamente no. La Bce con i suoi stress test ci ha appena tolto due banche, Mps e Carige, che potrebbero diventare presto francesi o tedesche. E noi qui a fare ancora i capponi di Renzo.