L’obiettivo è ormai chiaro da tempo. L’Isis vuole conquistare Baghdad. E per farlo, i jihadisti mettono per ora da parte le armi. I tagliagole vogliono prendere la capitale irachena per sete chiudendo i rubinetti dell’acqua. Infatti hanno sbarrato le condotte della diga di Ramadi sull’Eufrate, limitando l’afflusso di acqua in alcune località a est della città, conquistata il 17 maggio scorso. La decisione dei vertici dell’Isis ha fatto scattare l’allarme umanitario nella regione, dovuto alla carenza di risorse idriche in seguito all’abbassamento dell’Eufrate. Questa mossa potrebbe infatti tagliare ulteriormente l’accesso all’acqua potabile in territori già falcidiati dalla piaga della siccità. La chiusura della diga da parte dell’Isis ha infatti portato ad una riduzione dell’afflusso di acqua in diverse zone ad Est di Ramadi. Tuttavia la decisione non sarebbe mossa tanto dal desiderio di lasciare senza acqua le zone di Khaldiyah e Habbaniyah, che risultano essere attualmente ancora sotto il controllo del governo iracheno, ma la scelta avrebbe piuttosto una valenza strategico-militare. Ridurre il flusso dell’Eufrate permetterebbe infatti agli jihadisti dell’Isis di poter guadare il fiume con più facilità, permettendo in questo modo ai terroristi di organizzare gli attacchi ai territori controllati dal governo in maniera più rapida ed efficace.
IL FLOP
Insomma, l’Isis spadroneggia ormai da tempo in Iraq. Una prova del fallimento della strategia militare fin qui adottata dagli Usa per contenere le milizie di al-Baghdadi. Basti un dato: il 75% delle missioni aeree si conclude senza lancio di ordigni per carenza di obiettivi. Questo perchè l’Isis disperde i miliziani in unità molto ridotte (nascondendole fra i civili), comportandosi da “nemico ibrido” difficile da identificare ed eliminare per mancanza di informazioni di intelligence. Informazioni che potrebbero essere garantite solo da contingenti di truppe scelte sul terreno.
LE MINACCE
Nel frattempo, lo Stato Islamico ha minacciato anche Hamas. Un esponente a Gaza dell’organizzazione jihadista Ansar Bait al-Maqdis, la sezione dell’Isis dislocata nel Sinai, ha infatti reagito all’arresto di circa 100 jihadisti lungo la Striscia di Gaza da parte di Hamas promettendo la fine della tregua tra le due organizzazioni, qualora le azioni di sabotaggio dei palestinesi ai danni dei fondamentalisti islamici dovesse proseguire.