Spunta il concorso ad personam a Palazzo Chigi

di Angelo Perfetti

Tutto ti aspetteresti, ma non che Palazzo Chigi nello scegliere i componenti di un delicatissimo servizio come quello del Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici in seno al Dipartimento della Programmazione e Coordinamento della politica economica lo facesse in violazione delle norme sull’Avviso pubblico, per di più con un eccesso di potere illogico e irragionevole. Eppure è accaduto, tanto da indurre i giudici del Tar del Lazio a scriverlo nero su bianco nella sentenza breve n.6045, quella con cui ha cassato l’intera procedura effettuata dal Dipartimento annullando tutti i provvedimenti relativi e facendo in pratica ripartire da zero l’intera procedura per assegnare qui ruoli.
E’ un altro episodio di un’Italia impazzita, dove controllori e controllati sono spesso troppo contigui se non addirittura sovrapponibili, dove i guasti della burocrazia bloccano anche i gangli più importanti per la corretta vita della politica nazionale, dove chi detta le regole a volte è esso stesso a violarle. Un’Italia che ha bisogno di un periodo di riforme profonde, se vuole ritrovare la via per una crescita economia e sociale.

Il caso
In sostanza i giudici amministrativi – su ricorso formalizzato dagli avvocati Marco Orlando e Tommaso Sciortino – hanno definito scorretto l’atteggiamento del Dipartimento che, dopo aver formalizzato i requisiti per partecipare alla selezione pubblica, in corso d’opera hanno cambiato i parametri, con il risultato di penalizzare che aveva già proposto la propria candidatura secondo le regole stabilite inizialmente a favore di altri soggetti più rispondenti alle nuove direttive. A voler pensar male si fa peccato – diceva Andreotti – ma certo viene il dubbio che una procedura simile possa favorire qualcuno in maniera predeterminata. Al di là delle elucubrazioni, però, ci sono gli atti di Giustizia a definire il problema. Secondo il Tar, infatti, questo “l’aver introdotto tale criterio dopo la pubblicazione dell’Avviso pubblico e in riferimento a chi già svolgeva incarichi di tal genere ha fatto sì che fossero potenzialmente conosciuti coloro che svolgevano tali incarichi e che quindi erano individuabili, anche nominativamente, al momento di introduzione del richiamato criterio”. Definizione chiarissima, che non necessita di ulteriori commenti.

Cosa accade ora
Considerato dunque fondato il ricorso, sono stati annullati tutti gli atti della selezione che ora dovrà ripartire da capo, includendo anche quei professionisti esclusi per via delle modifiche effettuate in itinere. Ciò non vuol dire che chi ha fatto ricorso riuscirà a prendere il posto disponibile, ma la questione di principio sollevata davanti al Tar farà in modo che la selezione sarà rifatta per tutti. E c’è da credere che sarà seguita con un occhio particolare anche dai giudici… Paradossale che tutto ciò accada in un periodo di grandi inchieste (Mose, Expo), di grandi sprechi, e in un momento in cui proprio il Governo, che col suo Dipartimento è stato protagonista di questo inciampato, vuole recuperare credibilità tramite controllo e trasparenza.