L’Italia è senza democrazia e i partiti si nascondono: Cappato rivendica l’orgoglio dei Radicali contro il sistema

Intervista a Marco Cappato, che denuncia l'assenza di democrazia dietro il fallimento del referendum. E rivendica il primato sull'onestà sui 5 Stelle.

Attacca Pisapia: “Ha creato la candidatura di Sala insieme a Maroni, affidandogli l’Expo”. Parla della sconfitta della politica: “I partiti si nascondono dietro i manager come Sala e Parisi”. Denuncia un deficit democratico: “In Italia non esiste più democrazia”. E rivendica il primato dell’onestà sui 5 Stelle: “Noi lo facciamo da 60 anni”. Ne ha per tutti il candidato sindaco dei Radicali a Milano, Marco Cappato, in questa intervista a La Notizia.

Lei partecipa a una competizione è anomala: ci sono due manager in corsa, come Giuseppe Sala e Stefano Parisi, più un oustider come il pentastellato Gianluca Corrado. Ma non c’è alcun politico. A Milano si sta consumando la sconfitta della politica?
Sicuramente sono l’unico candidato che ha una storia politica da rivendicare. Perché anche c’è il Movimento 5 Stelle che invoca questioni di onestà e pulizia, ma senza aver dimostrato di vivere la politica nella povertà e nel rispetto delle regole come hanno fatto i Radicali da 60 anni.

Quindi conferma: il quadro politico è atipico…
I partiti hanno cambiato tutti i nomi possibili, ora hanno bisogno di nascondersi dietro ai manager. Perché evidentemente la loro identità non è popolare. E in questo senso hanno ragione.

Come spiega la candidatura di Giuseppe Sala come “erede” di Giuliano Pisapia nel centrosinistra?
Pisapia è stato un conservatore. Ha amministrato con onestà il Comune, ma cambiando il meno possibile e stando attento a non disturbare alcun potere. Così Sala è il prodotto dell’accordo tra Pisapia e Maroni, che ha concentrato il ruolo di gestione dell’Expo nella mani di una sola persona. In questo c’è una continuità nel non voler creare problemi agli assetti economici milanesi e lombardi.

Pisapia ha quindi fallito totalmente la rivoluzione arancione?
Non parlerei di fallimento. C’è stata una grande opera di conservazione, gestita però con correttezza.

Nel caso di ballottaggio si sentirebbe più vicino a Sala o a Parisi?
Avevamo offerto il nostro sostegno a chi avesse garantito l’organizzazione di quattro referendum propositivi per la conversione ecologica e sociale degli investimenti. Ma il Comune ha sabotato questa iniziativa. Perciò ci siamo candidati autonomamente. In caso di ballottaggio valuteremo quale tipo di impegno i candidati assumeranno sul lasciare la libertà di scelta ai cittadini sulle questioni cruciali attraverso i referendum.

I Radicali sono storici alfieri dello strumento referendario. Cosa dice fallimento della consultazione sulle trivelle?
In Italia non c’è democrazia. C’è una violazione sistematica della conoscenza degli appuntamenti elettorali oltre che delle regole. Il problema è di un contesto antidemocratico. Noi cerchiamo di usare il referendum come strumento di resistenza.

Qual è il suo giudizio sul comportamento dei partiti nazionali sul referendum?
La cosa grave è la riduzione dei referendum a sconto partitico tra renzismo e anti-renzismo. Un pericolo che rischia di verificarsi anche con il voto sulla riforma costituzionale. Per questo abbiamo proposto di far votare sulle singole parti delle riforme. Dobbiamo evitare che si trasformi in un voto pro o contro Renzi.

Cosa pensa dell’invito all’astensionismo da parte di Palazzo Chigi?
Non è accettabile che un Governo violi le regole. E in questo caso è accaduro con la violazione dei tempi della campagna elettorale e del divieto di campagna astensionistica.

Dopo il sabotaggio del referendum da parte del Governo, immaginate un dialogo con il Pd a livello nazionale?
I Radicali chiedono sempre il dialogo. Dagli obiettivi federalisti europei a questioni nazionali, come la necessità di arginare l’amnistia strisciante delle prescrizioni, in favore di un’amnistia regolata che faccia ripartire la giustizia. Su questi temi vogliamo il confronto con il Governo e con le opposizioni. Il metodo radicale non cambia: è quello di unirsi sugli obiettivi con chi ci sta.

I Radicali sono presenti alle Comunali con lei a Milano, Silvio Viale a Torino a sostegno di Piero Fassino e Riccardo Magi a Roma in appoggio a Roberto Giachetti. Si tratta di volti storici del suo partito. Non rileva un problema di rinnovamento?
Sono candidature che esprimono l’iniziativa radicale in queste città. Diamo così un volto ai gruppi di azione che operano sul territorio. È una scelta di continuità.

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