La Sveglia

Lo smemorato di Arcore all’assalto della giustizia, Teresa Bellanova come Fonzie e Meloni che come fa sbaglia. La sveglia di Giulio Cavalli per La Notizia

Lo smemorato di Arcore all’assalto della giustizia, Teresa Bellanova come Fonzie. La sveglia di Giulio Cavalli per La Notizia

Lo smemorato di Arcore all’assalto della giustizia, Teresa Bellanova come Fonzie e Meloni che come fa sbaglia. La sveglia di Giulio Cavalli per La Notizia

Potrebbe andare peggio, è vero, ma la campagna elettorale ogni giorno sfida anche l’ultimo barlume di ottimismo. Ecco il bestiario elettorale.

Hey!

Enrico Letta fa notare (giustamente) che Matteo Renzi per raschiare un po’ di voti assume toni e modi come un no vax qualsiasi. Parte il battibecco (ne scriviamo sul giornale) e a un certo punto interviene Calenda che accusa i virologi di “protagonismo” (potrebbe anche avere ragione ma ve lo vedete Calenda fare la morale sul protagonismo?).

Mentre gli animi si scaldano nel torbido scontro s’ode una frase rivolta a Letta: «Hey, occhi di tigre, il no vax era Crisanti!». Chi è? La renzianissima Bellanova. Anzi sarebbe meglio dire: qualcuno con l’account di Teresa Bellanova. La stessa che 24 ore prima raccomandava «sobrietà a tutti i colleghi del PD che in queste ore stanno utilizzando parole sprezzanti e offensive». Manca solo Fonzie.

Lo strabismo di Calenda

Che per Carlo Calenda (leader di Azione e baby sitter di Matteo Renzi in questa campagna elettorale) i nemici non stiano a destra diventa ogni giorno più evidente. Ieri però è riuscito anche a bisticciare con Emma Bonino con cui fino a poche ore fa andava d’amore e d’accordo promettendo un futuro radioso.

In un impeto d’ira (che lui scambia per politica) in attesa di scontrarsi nel collegio di Roma centro Calenda accusa Bonino di correre nella lista del PD. «Puoi chiudere il tuo partito +Europa», le dice stentoreo. Peccato che Emma Bonino corra proprio con il suo partito, +Europa. Per fortuna il pallone non l’ha portato Calenda. Altrimenti l’avrebbe preso per tornare a casa e far smettere la partita.

Lo smemorato di Arcore

Silvio Berlusconi, che sembra non essersi ancora ripreso dal torpore e rimane incastrato negli anni ’90, propone ancora una volta un bell’assalto alla Giustizia proponendo che le assoluzioni siano inappellabili.

Per la centesima volta. Così all’ANM tocca perdere tempo, prendere carta e penna e ricordare “che la questione era stata affrontata dal legislatore nel 2006 con la legge Pecorella e la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima quella legge”. Domani lo aspettiamo per l’annuncio di Gullit al Milan.

A Giorgia conviene non fare niente

Giorgia Meloni in questa campagna elettorale si sente e si vede poco. Del resto, come le dicono anche i suoi, il vantaggio è talmente ampio he si può solo sbagliare. E infatti ieri prova a dire due parole sul Reddito di cittadinanza e ci spiega che «quelle risorse andavano usate per aiutare le imprese ad assumere».

Nessuno le ha mai detto che tra i percettori del Reddito di cittadinanza ci sono persone inabili al lavoro e ci sono persone che già sono “assunte” dalle imprese ma con salari talmente bassi che non gli permettono di uscire dalla povertà. Prima uscita e primo errore. A quelli di Fratelli d’Italia conviene metterla sotto una teca fino al 25 settembre.

Milano caput mundi

Nelle liste di Milano c’è di tutto. Ci sono Berlusconi e Renzi che saranno candidati nello stesso collegio. «Io mi candiderò al Senato in Toscana – dice Renzi – ma anche in Lombardia e nello stesso collegio di Berlusconi. A proposito, mi piacerebbe tanto fare un bel confronto con il presidente Berlusconi…». Così poi possono tornare a casa insieme.

A Milano il centrodestra ha anche il coraggio di candidare Giulio Gallera, il disastroso assessore regionale che ha umiliato la Lombardia di fronte al mondo durante la pandemia. Solo non si vedono i due liocorni.

Briatore doppia mozzarella

Flavio Briatore dichiara: «Nessuna candidatura ma si scelgano ministri e manager bravi». Ecco perché non si candida.

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