Lo spreco infinito dei tributi locali

Di Stefano Sansonetti

L’Anci ci riprova. Nonostante il fallimento di operazioni simili tentate nel recente passato, l’associazione dei comuni proprio non vuole rinunciare all’idea di dotarsi di una riscossione dei tributi fatta in casa. Il contesto è sempre lo stesso: cavalcare una certa retorica anti-Equitalia per avventurarsi in territori praticamente sconosciuti. Sta di fatto che qualche giorno fa l’Anci Toscana, branca regionale dell’associazione nazionale guidata dal sindaco di Torino Piero Fassino, ha deciso di predisporre un maxibando di gara che tutto compreso può valere 245 milioni di euro in 6 anni. In ballo l’esecuzione a favore dei 190 comuni toscani associati “dei servizi di assistenza all’ingiunzione fiscale per la riscossione”. Nei documenti di gara l’Anci regionale ha insaccato una serie del tutto eterogenea di attività. Tra le altre parliamo di redazione ed emissione degli atti di riscossione, solleciti del credito, procedure esecutive cautelari, gestione rateizzazioni, gestione sgravi e rimborsi, pignoramenti mobiliari, ufficiali della riscossione, call center e contact center, sollecito personalizzato di pagamenti, gestione quote inesigibili e recupero crediti. Basta fare una sommaria chiacchierata con tecnici di settore per rendersi conto di come si tratti di una macedonia impazzita di servizi del tutto disorganici.

I problemi
Tra l’altro i precedenti in casa Anci sono a dir poco fallimentari. Basti ricordare l’operazione con la quale nel luglio 2012 l’allora presidente dell’associazione dei comuni Graziano Delrio, oggi sottosegretario alla presidenza del consiglio, aveva lanciato Anci Riscossioni. Si tratta di una srl che avrebbe dovuto aiutare i comuni a riscuotere i tributi sostituendo la “crudele” Equitalia, in quel momento nel mirino della battaglia politica. Per carità, non c’è dubbio che la holding nazionale della riscossione avesse usato spesso e volentieri metodi “inurbani”, ormai in buona parte non più permessi dalla legge. Ma il risultato della “rivoluzionaria” idea è stato la liquidazione di Anci Riscossioni all’inizio di quest’anno (vedi La Notizia del 25 febbraio scorso). La società, nonostante una gara, non è riuscita a trovare un partner definitivo da imbarcare nella nuova avventura. Insomma, una specie di cronaca di una morte annunciata, che vede tra i responsabili pure Angelo Rughetti, all’epoca segretario generale dell’Anci e anche lui oggi catapultato nel cerchio magico renziano con il ruolo di sottosegretario al ministero della semplificazione. Tra l’altro, si sta chiedendo qualche attento osservatore, non si capisce perché mettere a gara un servizio da 245 milioni di euro in tutta fretta proprio adesso che la definizione del settore della riscossione locale potrebbe perfezionarsi all’interno della delega fiscale all’esame del parlamento. In questo provvedimento c’è proprio un capitolo ad hoc.

Le carte
I documenti precisano che la base di gara triennale è di 113 milioni di euro, che tra proroghe e integrazioni varie possono arrivare a 245 milioni in sei anni. Le offerte dovranno pervenire entro il 15 settembre. Naturalmente si tratta di una stima massima, perché Anci Toscana firmerà una convenzione che le società aggiudicatarie, alle quali poi potranno rivolgersi i singoli comuni associati. E qui scatta un altro dubbio amletico, visto che un’esperienza simile è stata tentata in Emila Romagna, con scarsissimo successo. Si dà infatti il caso che l’anno scorso la Regione abbia affidato a un drappello di società la gestione di una decina di lotti di una gara del valore inziale di 236 milioni. A fare man bassa sono stati soprattutto due raggruppamenti: uno con Engineering e Poste Italiane, l’altro con Ica. Si dà però il caso che in Emilia Romagna pochi comuni abbiano deciso di sfruttare il risultato messo a disposizione della gara. Anci Toscana dal canto suo promette riscossione più efficiente e maggiori risparmi. Ma i problemi sul tappeto sono così tanti che si annuncia l’ennesimo flop.
@SSansonetti