Lo Stato ha tradito il Meridione

di Gaetano Pedullà

L’Italia affonda nel fango di Genova e questi futili giornalisti de La Notizia aprono il giornale con una biciclettata finita in rissa a Catania. Follia? Noi crediamo di no, perché ci piace un giornalismo fuori dal coro ma soprattutto perché domenica a Catania non è venuto giù un fiume ma è franato il senso stesso della legalità. I fatti. Il Comune decide che il bellissimo lungomare della città va pedonalizzato e reso alle famiglie e alle biciclette. Su quella strada lavorano decine di paninari ambulanti, parcheggiatori abusivi e venditori di merci varie. Insieme ai commercianti regolari – miopi come in ogni città dove si chiude un pezzo di strada alle auto – questi galantuomini con catene d’oro al collo e modi criminali hanno spiegato a parole loro chi fa le ordinanze a Catania. Così i ciclisti si sono presi un mucchio di botte davanti ai bambini, ai passanti, persino ai vigili urbani completamente inermi. Ovviamente di polizia e carabinieri nemmeno l’ombra. Quello Stato che a Napoli tollera i ragazzi in moto senza patente e senza casco, o a Palermo tutti gli automobilisti senza cintura, a Catania poteva comportarsi diversamente bloccando questi delinquenti? No. Ancora una volta lo Stato non c’era. E un’intera città ha visto chi comanda. Ha visto che la violenza vince. Che le regole sono carta straccia. Il Sud è altro rispetto all’Italia. L’anarchia delle periferie è ormai diventata tessuto comune e chi nega questa realtà o è un illuso o è colluso. Quanto si può accettare questa deriva? E la si può giustificare all’infinito con il degrado sociale o con l’assenza di lavoro? No, sottovalutare questo rifiuto delle regole più basiche di una qualunque convivenza civile significa mettere la testa sotto la sabbia. Ed essere complici di uno Stato che ha tradito il Mezzogiorno. E continua a tradirlo ancora.