La Sveglia

Lollobrigida e la sostituzione etnica: il cuore nero dietro al decreto Cutro

Il ministro Lollobrigida chiede di regolarizzare nuovi flussi migratori ma poi delira sulla sostituzione etnica.

Lollobrigida e la sostituzione etnica: il cuore nero dietro al decreto Cutro

Per capire che fetore si alzi intorno alla conversione del cosiddetto Decreto Cutro, che anche nel nome sventola i morti per concimare l’odio verso i vivi, si può partire dalla dichiarazione del ministro all’Agricoltura (e Sovranità alimentare) nonché cognato d’Italia Francesco Lollobrigida, che da una parte chiede di regolarizzare nuovi flussi migratori fino a mezzo milione di persone, e dall’altra intervenendo al congresso della Cisal dice che “Non possiamo arrenderci al tema della sostituzione etnica”.

Il ministro Lollobrigida chiede di regolarizzare nuovi flussi migratori ma poi delira sulla sostituzione etnica

Una dichiarazione che pesca a piene mani nelle più squinternate teorie suprematiste. La “sostituzione etnica” è una teoria complottista che ha ispirato i massacri di Utoya, Pittsburgh, Buffalo, San Diego. È l’etichetta dei più violenti suprematisti in giro per il mondo. Da noi, molto placidamente, viene adottata da un ministro.

Basterebbe solo questo per capire di cosa stiamo parlando. Volendo aggiungere imbarazzo si potrebbe anche citare le parole del senatore, sempre di Fratelli d’Italia, Marco Lisei che si augura un “potenziamento dei Cpr perché lì ci finiscono i criminali”. Il senatore non sa (o finge di non sapere) che nei Centri di permanenza per i rimpatri ci stanno le persone colpevoli semplicemente di non avere documenti in regola. Non sa (o finge di non sapere) che i Cpr sono luoghi di sofferenza, opachi, dalla giurisdizione straordinaria, nascosti agli occhi di tutti, sostanzialmente illegali dove gli stranieri sono stati progressivamente trasformati nei nuovi nemici, trattati peggio dei criminali.

Dure critiche alle parole di Lollobrigida sulla “sostituzione etnica” sono arrivate dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, che ha accusato il ministro di aver utilizzato espressioni “disgustose” e “inaccettabili da chi ricopre il suo ruolo. Ci riportano agli anni ‘30 del secolo scorso sono parole che hanno il sapore del suprematismo bianco. Mi auguro che Giorgia Meloni e il governo prendano le distanze da queste dichiarazioni – conclude – fatte per altro nel giorno in cui il presidente Mattarella si trova in visita ad Auschwitz”.

Duro anche Calenda: “Riesumare il vecchio refrain della “sostituzione etnica” riporta il Governo a una postura incompatibile con una presenza autorevole in Europa. Siamo di fronte ad un’involuzione sbagliata e pericolosa per l’Italia”, ha detto i leader di Azione. Così mentre Meloni gioca con la consueta e banalissima strategia del mettere una fragilità contro l’altra (“Mancanza di personale? Coinvolgere le donne, non i migranti”, ha detto ieri al Salone per il Mobile di Milano) il cosiddetto decreto Cutro arriverà oggi in Aula dopo essersi ingolfato in commissione senza il mandato al relatore per i dissidi nella maggioranza.

Un decreto definito “criminale” dal missionario padre Alex Zanotelli, a margine della manifestazione che si è tenuta ieri a Roma. Di decreto “vergognoso” ha parlato il leader della Cgil Maurizio Landini che ha attaccato il governo che “utilizza tragedie come quella di Cutro per fare leggi che ci portano indietro e che non affrontano assolutamente i problemi dei migranti”.

Secondo il fondatore di Libera Don Ciotti il decreto “è solo propaganda politica per qualche voto in più” mentre Filippo Miraglia di Arci parla di “emergenza inventata”: “se il governo facesse quello che la legge dice cioè la programmazione di un piano nazionale per l’accoglienza e disponesse le risorse necessarie, noi potremmo tranquillamente rispondere agli arrivi, come fanno gli altri paesi europei, che accolgono in media un numero di persone maggiore”. Oggi la battaglia si sposta dalla piazza al Parlamento. Restiamo umani.