Lombardia regina delle liste d’attesa. Per una ecodoppler 735 giorni

Da record anche i 682 giorni per una foto del fundus. La denuncia nel report di Federconsumatori e Cgil sulle liste d'attesa.

Lombardia regina delle liste d’attesa. Per una ecodoppler 735 giorni

La Lombardia regina delle liste d’attesa nella Sanità italiana. Ciò che ogni lombardo (non danaroso) sa da tempo a livello empirico, ora viene sancito, numeri alla mano, anche dal report “La Salute Non Può Attendere” realizzato da Federconsumatori nelle Regioni italiane, spulciando i dati del 2023 di 41 aziende sanitarie locali di aree metropolitane e periferiche alle grandi Città, ed in 13 aziende ospedaliere, collaborazione con la Cgil.

Due anni e 5 giorni per un’ecodoppler

Dal rapporto si evince che la nostra regione è riuscita a stabilire record poco invidiabili. Il migliore-peggiore? I 735 giorni (cioè 2 anni e 5 giorni) di attesa per una ecodoppler cardiaca richiesti dall’Ospedale di Magenta. Ma, spulciando tra dati le (brutte) sorprese non finiscono.

Per esempio, ci voglio 682 giorni all’Ospedale di Abbiategrasso per fissare una fotografia del Fundus; 677 giorni per avere la prima visita oculistica al presidio di Legnano. Per poter una radiografia completa della colonna vertebrale sempre all’ospedale di Magenta, invece, l’attesa è “solo” di 546 giorni. Nello stesso ospedale però, se si necessita di una visita fisiatrica, si aspettano 310 giorni, mentre è più “rapida” una ecografia ginecologica (251 giorni).

All’elenco potremmo anche aggiungere i 273 giorni d’attesa per la prima visita vascolare richiesti dall’ospedale di Abbiategrasso, o i 293 necessari a un paziente dell’ospedale di Legnano per una visita pneumologica.

In testa alle classifiche dei ritardi

Si potrebbe pensare che si tratti di casi isolati. Non è così. Il rapporto ha messo in fila, uno dopo l’altro, i record di giorni d’attesa per oltre un centinaio di specialità. E anche qui la sanità lombarda certo non ha brillato: 426 giorni tempo massimo richiesto per prima visita cardiologica; 227 per prima visita cardio-vascolare; 280 per visita endocrinologica; 332 per prima visita ginecologica.

Ma Fontana e Bertolaso dicono di combattere le liste d’attesa

E, tutto ciò, nonostante la giunta Fontana da anni, ormai, non faccia altro che stanziare fondi per “abbattere” le liste d’attesa e pubblicizzare l’impegno dell’assessorato al Welfare per abbattere i tempi. Dimostrazione plastica (e numerica) che molto p non sta funzionando. E la ragione è semplice. Nelle strutture sanitarie pubbliche mancano i medici e gli infermieri.

Così, quando Regione stanzia maggiori fondi, si ha il paradosso che quei soldi finiscono non al pubblico, ma alla sanità privata, che i medici e gli infermieri li ha, perché li paga di più. Del resto, la sanità privata nasce per fare concorrenza al pubblico, quindi se nel pubblico le liste d’attesa crescono a dismisura, il privato guadagna a dismisura.

L’assurdo caso del Fatebenefratelli dove ai medici si impedisce di fare straordinari

E non è neanche detto che in quei pochi presidi dove i medici ci sono e sono disposti a fare gli straordinari, lavorando anche nei weekend, glielo si lasci fare. È il caso dell’ASST Fatebenefratelli-Sacco, dove il 15 febbraio scorso la direzione sanitaria aveva inviato una mail che recitava: “con riferimento al progetto di abbattimento delle liste di attesa nell’ambito del Piano di Governo Aziendale dei Tempi di Attesa, a partire dal mese di MARZO 2024 la ASST Fatebenefratelli Sacco intende pianificare un prolungamento degli orari di apertura dell’attività dei Poliambulatori Territoriali fino alle ore 20:00, da lunedì a domenica. Il progetto riguarda le 6 sedi aziendali dislocate sul Territorio: Accursio, Don Orione, Doria, Farini, Rugabella e Sassi”.

L’Asst chiedeva quindi “a ciascun Medico interessato di comunicare, entro e non oltre Mercoledì 21 Febbraio 2024, la propria disponibilità a svolgere attività in area a pagamento” e aggiungeva che “saranno prese in considerazione anche ulteriori manifestazioni di disponibilità per effettuare ore aggiuntive rispetto al proprio orario istituzionale”. La lettera si concludeva confermando “la tariffa oraria corrisponde a € 80,00/ora”.

Abbiamo scherzato, cancellate tutto

Un appello al quale in molti avevano risposto, salvo poi, il 27 febbraio ricevere un’altra mail, che annullava tutto: “si rende noto che non è al momento possibile dar seguito alle numerose richieste di adesione pervenute. Ragioni di carattere amministrativo non consentono l’avvio della programmazione e siamo spiacenti poiché, nonostante lo sforzo logistico e di assemblaggio delle varie istanze da Voi ricevute, siamo costretti a sospendere l’inizio di Ambulatori Aperti 2024 previsto a partire dal 4/3/24. Resta inteso che non appena sarà possibile notificare ufficialmente la piena ripresa di quanto in oggetto (anche nel corso del mese di Marzo stesso), sarà nostra premura comunicarVelo tempestivamente”. Non è mai successo.