Dopo l’addio di Guido Bertolaso alla campagna vaccinale in Lombardia perché, a suo dire, il suo compito era concluso, ieri l’hub vaccinale di Novegro, alle porte di Milano, era deserto. Sembrava procedere spedita nelle somministrazioni la Lombardia ed invece mancano le dosi. “La programmazione nell’hub prevede circa 2.100 persone. La capacità vaccinale del centro è di circa 5.000 utenti al giorno, questa diminuzione è dovuta a un problema nazionale ed europeo di rifornimento di vaccini”, ha spiegato il Sovrintendente Sanitario del San Donato, Valerio Alberti.
Un problema quindi nazionale, e non dipeso dalla Regione, come avvenuto in precedenti disservizi. Fabrizio Pregliasco, virologo all’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi, ha specificato che si tratta di una “leggera carenza in Lombardia di vaccini Pfizer e Moderna” e che “anche potendo andare al galoppo, momentaneamente si va ancora al trotto” nel ritmo di somministrazioni. C’è da dire in effetti che a livello nazionale le famose 500 mila somministrazioni, motivo di vanto del commissario all’emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo (nella foto), le abbiamo raggiunte solo due giorni, il 29 e 30 aprile. Poi, da sabato un crollo (leggi l’articolo).
Non solo non sono state raggiunte le 500 mila ma ci siamo attestati anche al di sotto delle 400 mila. Una notizia poco rassicurante anche a fronte degli studi differenti studi condotti dai ricercatori e dalle rispettive case farmaceutiche che sostengono che i vaccini Pfizer e Moderna funzionano contro le varianti considerate preoccupanti e attualmente più diffuse in Europa: l’inglese, la brasiliana e la sudafricana. Il primo riguarda il vaccino Pfizer: al 31 marzo 2021, su più di 265.000 persone che avevano ricevuto entrambe le dosi, l’efficacia è stata dell’89,5 per cento contro la variante inglese e del 75 per cento contro la variante sudafricana.
Dato più notevole ancora è stato quello dell’efficacia contro malattie gravi, critiche o fatali: del 97,4 per cento per tutte le forme di coronavirus e del 100 per cento contro entrambe le varianti. Il secondo nuovo studio è stato condotto dai ricercatori del Ministero della Salute israeliano e della Pfizer. Si basa su oltre 230.000 infezioni da coronavirus verificatesi in Israele tra il 24 gennaio e il 3 aprile. Durante quel periodo, la variante inglese ha rappresentato quasi il 95 per cento di tutti i casi di coronavirus nel Paese.
Il vaccino si è dimostrato efficace per oltre il 95 per cento nella protezione contro l’infezione da coronavirus, l’ospedalizzazione e la morte. I vaccini si sono dimostrati più performanti che negli studi clinici e questo è molto incoraggiante. Lo sono anche i dati sulle varianti, soprattutto verso la più temuta, la sudafricana, che in alcuni casi pareva aver sorpassato i vaccini o le precedenti infezioni. Sul fronte del secondo vaccino mRNA, quello di Moderna, altre conferme: la casa farmaceutica si è subito impegnata a pensare a un richiamo studiato appositamente contro le varianti.
Quello che resta da testare è quanti mesi dura la protezione dei vaccini mRna per decidere quando fare i richiami: per ora si è sicuri di 6 mesi, ma si attendono i dati sulla possibilità che duri anche un anno. In ogni caso i richiami saranno pronti ed efficaci. Con la nuova tecnologica dell’Rna messaggero modificare un vaccino richiede pochissimo tempo, anche dovessero esserci nuove varianti che si impongono, come quella indiana, poi si tratta di condurre gli studi clinici che, però, nel caso di modifiche dello stesso vaccino, richiedono meno tempo, anche per l’iter di approvazione delle autorità regolatorie.
“Nel mese di maggio arriveranno 17 milioni di dosi, 25 milioni a giugno. Sono numeri che ci fanno capire che già in estate arriveremo a un livello importante di immunizzazioni. Credo che a fine agosto saremo al 70%” ha detto, commentando i dati sull’andamento della campagna vaccinale (qui il report), il sottosegretario alla Sanità, Andrea Costa.