Unione europea a un bivio sul Recovery Fund. Quarto giorno di trattativa, ma l’accordo è più vicino: i Paesi frugali sono rimasti soli

“Ore 6 del mattino. Finita la terza giornata del Consiglio europeo. Riprenderanno i lavori in plenaria su QFP e Next Generation EU nel pomeriggio. Continuiamo la maratona negoziale per un accordo all’altezza della sfida”. Così il ministro per gli Affari europei, Enzo Amendola, commentando su Twitter l’andamento del Consiglio europeo straordinario, iniziato venerdì 17 luglio e convocato per discutere il Recovery Plan e il bilancio a lungo termine dell’Unione europea. “Continua il negoziato. Da una parte la stragrande maggioranza dei Paesi – compresi i più grandi Germania, Francia, Spagna, Italia – che difendono le istituzioni europee e il progetto europeo e dall’altra pochi Paesi, detti ‘frugali'”, aveva twittato in precedenza il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, pubblicando una foto del tavolo di discussione a cui sedeva insieme a Pedro Sanchez, Angela Merkel, Emmanuel Macron, rispettivamente premier di Spagna, Germania, Francia, e a Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea.

L’opposizione dei cosiddetti “paesi frugali” (Olanda, Svezia, Austria, Danimarca, a cui si è aggiunta la Finlandia) è ancora molto forte e anche ieri le trattative per sbloccare la situazione sono andate avanti tutto il giorno. Conte si è appoggiato al sostegno non solo di Spagna e Portogallo, ma anche di Francia e Germania: la trattativa proseguirà oggi alle 16 per la quarta giornata di negoziati. Il nodo più difficile da sciogliere riguarda la governance: si tratta della richiesta di controllo da parte dell’Olanda sulle politiche di riforma dei Paesi UE, definita inaccettabile da Italia e Spagna. “Non so quale sia la ragione per cui il primo ministro olandese, Mark Rutte, odi me e l’Ungheria – ha dichiarato Victor Orban – Vuole creare un meccanismo che gli permetta di influenzare e controllare come i Paesi mediterranei spendono i soldi. L’Ungheria resta dalla parte dell’Italia, questo caos è colpa dell’Olanda”. Il premier ungherese chiede anche un impegno a modificare in futuro l’articolo 7 del Trattato, che consente all’UE di sanzionare un membro che non rispetta i valori comuni. Si negozia anche sul volume del Recovery Fund. La proposta del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha mantenuto inalterata quella della Commissione che prevede 250 miliardi di prestiti e 500 miliardi di trasferimenti a fondo perduto. I “frugali” vorrebbero, oltre ad una riduzione della cifra, anche un diverso equilibrio della sua ripartizione, mentre l’Italia è per il mantenimento integrale del pacchetto, che ci garantirebbe finanziamenti per circa 173 miliardi.

Intanto a parlare è stato anche Mark Rutte secondo cui nonostante il negoziato Ue proseguito per tutta la notte non abbia portato a un esito definitivo ci sono stati alcuni progressi. Rutte ha affermato che i 27 capi di Stato e di governo hanno discusso per “molto tempo” del cosiddetto “freno di emergenza”, che consentirebbe a qualsiasi paese di rallentare l’erogazione di fondi per la ripresa in caso di un’obiezione posta dai leader in sede di Consiglio europeo o da parte dei ministri delle Finanze. “Ora abbiamo un’ottima bozza del testo di questo meccanismo che, a mio modo di vedere, sta lentamente guadagnando consenso”, ha aggiunto il premier olandese. “Sono davvero contento, perché questa è stata una condizione cruciale per noi per provare a costruire quel ponte fra prestiti e sovvenzioni”, ha affermato Rutte, che ha ribadito l’unità fra i paesi frugali. “Siamo davvero tutti sulla stessa linea”, ha detto il primo ministro olandese.

Conte tuttavia ha svelato i contorni della trattativa. “Michel non ha anticipato null’altro ma ha detto che proporrà oggi una soluzione con una riduzione dei grants a 400 miliardi e 390 miliardi. La soluzione da 400 miliardi” di sussidi nel Recovery plan “condurrebbe un maggiore sconto per i Paesi che ne hanno diritto e quella da 390 miliardi un minore sconto”, ha aggiunto Conte, facendo riferimento ai sussidi previsti dal Recovery plan e agli sconti, i ‘rebates‘, contenuti nel bilancio pluriennale per alcuni Paesi, tra cui i “frugali”.