L’Ue in frantumi sugli aiuti all’Ucraina: salta l’uso degli asset russi, sì al debito comune

L'Ue va in frantumi sugli aiuti a Kiev: salta l'uso degli asset su cui puntavano von der Leyen e Merz, sì al debito comune.

L’Ue in frantumi sugli aiuti all’Ucraina: salta l’uso degli asset russi, sì al debito comune

Alla fine è stata bocciata la linea di Ursula von der Leyen e Friedrich Merz. La linea più rischiosa, quella che avrebbe infiammato ulteriormente lo scontro con Mosca. Niente uso degli asset russi: l’Ue, per finanziare l’Ucraina, ha scelto un prestito da 90 miliardi attraverso il debito comune.

Passa la linea di Giorgia Meloni e del Belgio, ma anche dell’Ungheria di Orban, che avevano espresso – per motivi diversi – molti dubbi sull’uso dei beni russi congelati. Ha prevalso “il buon senso”, per la presidente del Consiglio. Al termine di un vertice europeo lungo e complicato.

L’Ue si spacca e rinuncia agli asset russi: passa la linea del debito comune

L’accordo è stato trovato in piena notte e siglato all’unanimità (o quasi). Ci sarà, quindi, un prestito a tasso zero e garantito dal bilancio europeo, quindi finanziato con debito comune. La strada degli asset russi non viene abbandonata del tutto, ma solo formalmente: la Commissione continuerà a svolgere approfondimenti tecnici per capire se possano essere utilizzati in futuro, ma la proposta sembra ormai archiviata. Pur restando congelati gli asset.

Anche sul finanziamento attraverso i prestiti comuni l’accordo non è stato del tutto unanime, considerando che comunque Ungheria e Slovacchia si sono astenute. Al prestito non parteciperanno questi due Paesi e neanche la Repubblica Ceca, che però ha votato a favore. Alla fine la sconfitta per von der Leyen è innegabile, anche se la presidente della Commissione ribadisce che lei aveva presentato due opzioni, tra cui anche quella del debito. L’importante, a suo giudizio, era “garantire il finanziamento e lo abbiamo fatto”.

“Abbiamo evitato il caos”, esulta il premier belga, il più titubante di tutti sull’uso degli asset russi, proprio perché sono in gran parte congelati in una società con sede nel suo Paese. Tornando ai beni russi, resteranno congelati finché la Russia non avrà pagato i risarcimenti all’Ucraina. E se non dovesse farlo, l’Ue potrebbe valutare l’uso dei beni congelati per rimborsare il prestito.