L’ultima giravolta di Salvini: non è più pacifista

Il motivo è presto detto. Il vicepremier leghista punta a inserire il Ponte sullo Stretto come opera per la sicurezza

L’ultima giravolta di Salvini: non è più pacifista

Incredibile ma vero. L’ultima giravolta di Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nonché leader del Carroccio, è davvero da brividi. “Mentre qualcuno a Bruxelles continua a parlare di armi e guerra, la Lega lavora per la pace”, ha continuato a ripetere come un disco rotto Salvini in questi ultimi mesi, opponendosi al piano di riarmo da 800 miliardi di euro della Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen.

“Quello che per la Lega non ha senso è fare centinaia di miliardi di euro di debito, non per le scuole, gli ospedali o le pensioni ma per nuove armi”, denunciava ancora Salvini, arrivando a dare del “matto” al presidente francese Emmanuel Macron, colpevole di parlare di esercito europeo.

La svolta di Salvini: abbandona gli appelli alla pace per il riarmo

Ieri la svolta. “Con buon senso e nel tempo’’, raggiungere il 5% del Pil per le spese di difesa potrebbe essere ‘’un obiettivo realizzabile’’, ha dichiarato il leader leghista, dando ufficialmente la sua benedizione alla decisione Nato di alzare le spese militari per portarle appunto al 5% del Pil.

Il motivo è presto spiegato. Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, per blandire gli alleati ha diviso così il target del 5%: 3,5% in spese pure per la difesa e 1,5% in spese generali per la sicurezza, vale a dire anche infrastrutture strategiche come i ponti.

‘’Se fra queste spese per la sicurezza inserissimo, ad esempio, infrastrutture strategiche per l’Italia, c’è un senso”, ha detto Salvini. E quale infrastruttura più strategica può esserci del Ponte sullo Stretto?

Il M5S smaschera Salvini: si rinnega e tradisce gli elettori per il Ponte sullo Stretto

“Alla fine Salvini getta la maschera e dice sì al raggiungimento del 5 per cento sul Pil per le spese Nato”, ha commentato la senatrice M5S Ketty Damante. “Dopo i ripetuti no e gli anatemi contro il riarmo – ha aggiunto la pentastellata – oggi Salvini, ministro per caso dei Trasporti dice che l’obiettivo del 5 per cento è realizzabile e di buon senso. Come lo dirà ai suoi elettori che ha preso in giro fino a ieri? In cambio Salvini vuole, senza se e senza ma, il Ponte sullo Stretto come infrastruttura strategica e militare”.

“Spetta alle autorità italiane valutare se lo scopo principale del Ponte di Messina sia militare o civile”, ha intanto affermato un portavoce della Commissione europea.

Ma il nostro governo, c’è da giurarci, ha già deciso. Poco importa se il prezzo pagato da Salvini comporti un’auto-smentita in mondovisione, dimostrando così che, finora, lo stop alle armi e l’appello alla pace della Lega erano parole al vento e di pura propaganda.