Nuova condanna, questa volta a cinque anni di reclusione, per l’ex senatore Giuseppe Ciarrapico accusato di bancarotta. E non è la prima volta per l’ex editore e presidente dell’As Roma, personaggio molto influente nella politica laziale degli anni ’80, grazie ai suoi rapporti con Giulio Andreotti e al nutrito gruppo di giornali regionali finanziati con i contributi pubblici. Soldi che il “Ciarra”, come veniva chiamato nell’ambiente democristiano dell’epoca, avrebbe preso in misura maggiore del dovuto attraverso una serie di sotterfugi. Per questo motivo era già stato condannato a tre anni di reclusione, proprio per aver truffato, secondo l’accusa, la presidenza del Consiglio dei ministri e il Dipartimento per l’editoria. La somma contestata era di 20 milioni di euro.
Adesso il nuovo capitolo, con le nuove contestazioni che riguardano il crac della stessa società Editoriale Ciociaria Oggi e la distrazione dei fondi pubblici. Secondo la ricostruzione del pubblico ministero, Francesco D’Olio, Ciarrapico avrebbe utilizzato le casse dell’azienda con “l’intenzione di ingannare i soci e il pubblico” e per “conseguire un ingiusto profitto”.
In passato la Guardia di Finanza sequestrò beni e proprietà per un valore di 2,5 milioni di euro. Si tratta di denaro che stava per essere erogato alle altre attività del gruppo Ciarrapico.
Noto per le sue simpatie fasciste – come si è autodefinito in interviste e in molte occasioni pubbliche – Ciarrapico fu uno degli arbitri del lodo Mondadori. Nel 2006 divenne senatore nella lista del Popolo della Libertà.