Ma perché Tosi ora non parla? Il sindaco che accusò Roma e la polizia dopo l’aggressione da parte di teppisti al pullman della squadra scaligera, continua a tacere davanti alle bravate della frangia della tifoseria gialloblù

Il minuto di silenzio per le vittime di Lampedusa violato prima della gara Bologna-Verona non è la prima delle bravate degli ultras dell’Hellas Verona, curva da sempre di estrema destra. Solo che questa volta il sindaco Flavio Tosi si è guardato bene da condannare le sue frange, come invece fece dopo l’assalto dei teppisti a Roma contro il pullman dei giocatori del Verona: “Quel che è accaduto è di una gravità inaudita, fosse accaduto da noi la città sarebbe stata messa sotto accusa. In un paese civile si rimuove chi non ha garantito la sicurezza, a Verona le forze dell’ordine non avrebbero mai fatto accadere una cosa del genere”.
La tifoseria del Verona comunque non è nuova a episodi che fecero scalpore. Nel 1983 il calciatore brasiliano Dirceu passa dal Verona al Napoli. I veronesi lo salutano così: “Dirceu ora non sei più straniero, Napoli ti ha accolto nel Continente Nero”. La rivalità con il Napoli è forte e i veronesi sono i primi a cantare “Vesuvio bruciali tutti”, o “Vesuvio lavali col fuoco”, esponendo striscioni come “Forza Vesuvio” o “Vesuvio pensaci tu”.
Gli ultras del Verona passano ogni limite quando non rispettano i morti. Era già successo con Piermario Morosini, il calciatore del Livorno morto in campo per arresto cardiaco durante Pescara-Livorno. La curva gialloblù a Livorno cantò “Morosini figlio di p…”.