Madia non è Gentile: in Calabria celebrano i suoi familiari

di Vittorio Pezzuto

Marianna Madia non può essere accostata in alcun modo all’ormai ex sottosegretario Antonio Gentile. A lei non verrebbe mai in mente di far pressioni sui quotidiani calabresi per impedire la pubblicazione di notizie sui suoi parenti. Ha tutt’altra classe e soprattutto tutt’altra storia, come le riconosce la stampa locale con una sobrietà che davvero fa onore alla nostra professione.
Della talentuosa e spettinata ex franceschiniana, ex veltroniana, ex dalemiana, ex bersaniana, ex lettiana e ora renziana si è ad esempio occupata – e senza alcuna censura preventiva – la Gazzetta del Sud. La scorsa settimana Salvatore Traverniti ha infatti svelato che il neo ministro della Pubblica Amministrazione «ha sangue squillacese» e squadernato orgoglioso le prove raccolte: «La sua bisnonna materna Concettina Morisciano era nata a Squillace, figlia di Giuseppe, nipote del vescovo Raffaele Morisciano, e di Teresa Conidi, sorella dell’attuale sindaco di Squillace Guido Rodhio». Una parentela augusta e sorprendente, che ha spinto quest’ultimo a inviare subito una lettera alla futura puerpera di Palazzo Vidoni in cui si professa a ragione «entusiasta e fiero» per la nomina della strettissima parente, sulla cui «riconosciuta intelligenza e preparazione professionale e civile» è ovviamente disposto a giurare: «Il suo sangue e le sue origini squillacesi e calabresi stimoleranno notevolmente le sue note capacità e la sua passione politica». Bene, bravo, evviva. L’indipendenza intellettuale del giornalismo regionale è stata poi ribadita ieri dal Quotidiano della Calabria. «Il ministro Marianna Madia ha anche dei parenti cirotani» scandisce l’incipit fulminante dell’inchiesta di Patrizia Siciliani. «Lei è imparentata con un ramo delle famiglie Terminelli e Caparra, compresa la missionaria laica Rita, ostaggio dei terroristi in Kenya». Urca. «Il legame parentale discende da due sorelle originarie di Siderno: la compianta Giuseppina e Modestina Albanese, che sposarono rispettivamente due possidenti di Cirò Marina, Giulio Caparra e Ernesto Terminelli. Dunque la nonna paterna del ministro Carmelita La Cava, e Modestina Albanese, così come lo era di Giuseppina, sono cugine di primo grado in quanto figlie di fratelli, Francesco e Mariangela La Cava, nativi di Careri, sempre in provincia di Reggio Calabria». Chiarissimo. Ci viene poi spiegato che allo stesso Francesco La Cava va ascritto il fondamentale merito di aver scoperto – visitando la Cappella Sistina nel 1923 – la faccia di Michelangelo nascosta tra le pieghe del San Bartolomeo ritratto nel Giudizio Universale. Non è tutto. La docente Simona Caparra confida un ricordo intimo: «Quand’ero piccola conobbi il padre di Marianna. Stefano venne a trovarci qui a Cirò Marina». Capite adesso perché «i parenti cirotani vorrebbero conoscere Marianna»? Ministro, faccia loro la grazia.