Madrid ferma l’indipendenza. Parlamento catalano bloccato. La seduta per la secessione prevista per lunedì. Ma la Corte costituzionale l’ha già vietata

La Corte costituzionale spagnola ha sospeso la sessione plenaria del Parlamento durante la quale si sarebbe dovuta approvare la dichiarazione d’indipendenza

In Spagna è un braccio di ferro ormai estenuante, ma stavolta Madrid ha giocato d’anticipo nella sfida lanciata da Barcellona. La Corte costituzionale spagnola ha, infatti, sospeso la sessione plenaria del Parlamento catalano prevista per lunedì prossimo, durante la quale si sarebbe dovuta approvare la dichiarazione d’indipendenza. La decisione dell’alto tribunale spagnolo  è motivata con “le rilevanti e generali ripercussioni sociali ed economiche” che deriverebbero dalla dichiarazione di indipendenza. Così i partiti indipendentisti hanno quindi presentato una nuova proposta di convocazione per la prossima settimana che sarà valutata domani, venerdì 6 ottobre, dall’ufficio di presidenza. L’annuncio della Corte arriva poche ore dopo il monito rivolto alle autorità catalane da Mariano Rajoy: il primo ministro spagnolo ha chiesto al governatore di rinunciare “nel più breve tempo possibile” al suo progetto di dichiarare unilateralmente l’indipendenza, affermando che questa sia “la soluzione migliore” nonché quella che “eviterà danni maggiori”.

Nuova manifestazione – Ma il presidente della Genaralitat, Carles Puigdemont, ha annunciato di volere comparire davanti al suo Parlamento per rendere effettivi i risultati del referendum del primo ottobre. Inigo Mendez de Vigo, portavoce dell’esecutivo, ha fatto sapere che se verrà dichiarata l’indipendenza unilaterale, il governo spagnolo agirà di conseguenza e adotterà le misure preventive previste dalla costituzione. Ma le proteste non si fermano. Il movimento popolare Parlem (parliamo) ha convocato per domani, attraverso i social network, manifestazioni davanti ai municipi a favore del dialogo in Spagna, chiedendo ai partecipanti di vestirsi di bianco, portare cartelli e dipingersi le mani dello stesso colore, evitando le bandiere. Su Facebook, Twitter e Whatsapp, il movimento sta lanciando appelli per convocare le manifestazioni, con un manifesto in cui sottolinea che “è ora la Spagna sia un Paese migliore dei suoi governanti”, che “hanno seminato odio”.

Rischio guerra civile – Le posizioni rimangono al momento inconciliabili al punto che secondo Guenter Oettinger, commissario europeo al Bilancio e la Programmazione Economica, la situazione è molto, molto preoccupante. “Si può immaginare una guerra civile in seno all’Europa”, ha detto Oettinger intervendo ad un convegno a Monaco. “Possiamo solo sperare, ha aggiunto, che fra Madrid e Barcelona si apra presto un dialogo”. Il commissario ha poi ricordato che l’Ue potrebbe porsi come mediatore solo se vi fosse una richiesta da parte del governo spagnolo. Inoltre, ha sottolineato, la Ue deve rispettare la Costituzione degli Stati membri e quella spagnola non prevede se4cessione. Ora Rajoy potrebbe invocare l’articolo 155 della Costituzione in base al quale il governo centrale prenderebbe il controllo del governo locale. E Madrid potrebbe intervenire contro la comunità autonoma per non aver rispettato la carta fondamentale.