Maggioranza assoluta lontana. Ma Conte va verso la fiducia al Senato. “Dobbiamo investire sul futuro e non possiamo farlo creando una crisi”

Maggioranza assoluta lontana. Ma Conte va verso la fiducia al Senato. “Dobbiamo investire sul futuro e non possiamo farlo creando una crisi”

Dopo l’intervento del premier Giuseppe Conte di questa mattina (leggi l’articolo), è tuttora in corso il dibattito nell’Aula di Palazzo Madama dove è atteso, in tarda serata, il voto di fiducia. La maggioranza assoluta è lontana, ma i voti sicuri per l’Esecutivo potrebbero essere 153, più altre 5 adesioni, ancora in forse, che porterebbero il totale a 158. E’ tornato nel Pd, e ha annuncia il voto a favore del governo, Tommaso Cerno, così come il socialista Riccardo Nencini. L’assemblea dei senatori di Italia viva ha confermato la linea dell’astensione.

Serve una politica per i cittadini o si rischiano rabbia e scontro sociale” ha detto il premier nel corso del suo secondo intervento. Il presidente del Consiglio ha quindi rinnovato l’appello ai volenterosi: “Chiediamo un appoggio limpido, un appoggio trasparente, che si fondi sulla convinta adesione a un progetto politico. Certo i numeri sono importanti, oggi lo sono ancor di più. Questo è un passaggio fondamentale nella vita istituzionale del nostro Paese ed è ancora più importante la qualità del progetto politico”.

“Un tema toccato dalla senatrice Drago – ha detto Conte durante la replica – è il calo demografico: è un problema serissimo, è uno dei cali tra i più severi degli ultimi anni. Anni fa in Germania successe la stessa cosa. Se non interveniamo adesso in tempo, rischiamo di compromettere il futuro dei nostri figli. Occorrono investimenti economici strutturati, dobbiamo investire sul futuro e non possiamo farlo creando una crisi di governo o cercando di far cadere un governo. Da luglio partirà tra l’altro la riforma dell’assegno unico mensile per oltre 12 milioni di bambini, un progetto avviato dalla ministra di Iv Bonetti”.

“Molte osservazioni – ha detto ancora Conte intervenendo nell’Aula di Montecitorio – hanno riguardato il nostro calo del Pil e la consistenza dei ristori. Non corrisponde affatto al vero che l’Italia sia prima per caduta più forte del Pil. Nonostante siamo stati colpiti per primi dalla pandemia nei primi tre trimestre del 2020 il calo tendenziale del Pil è stato lo stesso che in Francia, inferiore alla Spagna e al Regno Unito. Il rimbalzo del terzo trimestre è stato tra i più alti d’Europa, il 15,9%. Gli ultimi dati ci spingono a confermare per il 2020 un calo del 9%, sensibilmente inferiore a quello previsto in estate e minore di altri Paesi europei. Si è detto che abbiamo dato meno ristori di altri Paesi? E’ un’affermazione destituita di fondamento. Grazie a quella rete di protezione il pil è calato meno del previsto ed è stato compensato anche il deficit”. Il premier ha parlato anche di Covid e scuola: “Un intero capitolo del Recovery è dedicato all’istruzione. La curva epidemiologica non accenna a migliorare. Ci preoccupa ma continueremo a fare di tutto, l’obiettivo è la didattica in presenza”.

“Renzi – ha aggiunto il premier replicando al leader di Iv – ha ricostruito le ragioni del discutere la fiducia oggi. A me però non sembra che quando abbiamo trattato dei temi concreti non si sia trovata una soluzione. Il Recovery Plan non è stato elaborato in qualche oscura cantina di Palazzo Chigi ma in incontri bilaterali con tutti i ministri, anche quelli di Iv. La bozza, che avete voluto distruggere anche mediaticamente, era frutto di un primo confronto a livello bilaterale con i ministri. Sul Recovery occorreva un confronto, un momento collegiale, perché restava il problema di scelte strategiche, tirare fuori la politica, dare una visione. Ma il confronto collegiale si può fare anche con toni tranquilli e leale collaborazione. L’effetto finale è stato bloccare per 40 giorni il Recovery: avremmo potuto incontrarci e in una ventina di giorni dare al Parlamento una versione aggiornata che è stata migliorata anche grazie al vostro contributo, ma grazie a tutte le forze di maggioranza e nessuno può avere la pretesa della verità nelle soluzioni più proficue per il Paese”.

“Avete ritenuto che la cabina di regia non era accettabile” ha domandato polemicamente il presidente del Consiglio. “Ma quando mai non è stata discussa? Il risultato è che ora dobbiamo affrettarci e il lavoro è urgente, perché ce lo chiede anche l’Ue. Quando si sceglie la via del dialogo, e voi lo sapete, non avete mai trovato porte chiuse. A un certo punto avete scelto la strada dell’aggressione e degli attacchi mediatici, avete cominciato a parlare fuori e non dentro. La rispettiamo ma possiamo dire che forse non è la scelta migliore negli interessi del Paese?”. Quindi la replica a Renzi sulle ‘poltrone’: “Poltrone? Quando sento questa parola io non mi vergogno di dire che stiamo seduti su queste poltrone. Non è importante – lo dico ai cittadini – dire ‘non sono interessato alla poltrona’ ma essere interessati a star seduti con disciplina e onore”.

“Ho spesso difeso le vostre istanze – dice il premier a Italia Viva – ma a un certo punto avete preso una strada diversa, che non è quella della leale collaborazione. Diciamolo di fronte a tutti. Stavamo già lavorando sul patto di fine legislatura. Subito dopo l’eventuale fiducia valuteremo un tema di cui stavamo già discutendo: come rafforzare la squadra di governo”.