Mancia elettorale pre-ferie: le Marche diventano Zes

Nel bel mezzo della campagna elettorale, Meloni regala la Zona Economica Speciale (Zes) alle Marche per spingere la riconferma di Acquaroli.

Mancia elettorale pre-ferie: le Marche diventano Zes

Nel suo ultimo giorno utile prima della pausa estiva, Giorgia Meloni ha acceso i riflettori ad Ancona per annunciare l’estensione della Zes – la Zona Economica Speciale – alle Marche e all’Umbria. Primo beneficiario, Francesco Acquaroli, presidente uscente della Regione e candidato alla riconferma per Fratelli d’Italia alle regionali del 28 e 29 settembre. In quello che assomiglia più a un comizio di coalizione che a un atto di governo, Meloni e Tajani hanno ufficializzato il provvedimento poche ore prima del Consiglio dei ministri. A porte ancora aperte e urne già in mente.

Un regalo su misura

Il disegno di legge – quattro articoli, tecnicamente blindati – modifica la normativa sulla Zes unica del Sud, istituita nel 2023, per includere anche Marche e Umbria tra le regioni che beneficiano di agevolazioni fiscali, semplificazioni amministrative e incentivi agli investimenti. Le due regioni dovranno presentare entro 60 giorni un piano di sviluppo, ma intanto il messaggio è già servito: la premier premia chi è fedele e in corsa. Il tutto mentre Salvini interviene in collegamento e Tajani rassicura sul fatto che “senza le Pmi marchigiane non ci sarebbe il Made in Italy che conosciamo”.

L’opposizione: “Fuffa elettorale”

Per l’opposizione si tratta dell’ennesima marchetta elettorale camuffata da scelta strategica. Davide Faraone, vicepresidente di Italia Viva, liquida l’operazione come “una mossa spudorata” fatta “senza pudore, senza vergogna”, ricordando che il governo ha respinto per mesi la stessa richiesta avanzata in Parlamento, salvo sbloccarsi adesso che le urne si avvicinano. Più esplicita ancora Alessia Morani, candidata del Pd alle regionali, che denuncia “un provvedimento fuffa”, senza coperture, senza tempi certi, rinviato – guarda caso – a dopo il 29 settembre. Per la dem, è un remake delle promesse sulle liste d’attesa fatte prima delle europee.

Lo Zen del potere

Acquaroli sorride, Meloni sorride, Tajani sorride. Il governo appare più come un comitato elettorale itinerante che come un esecutivo in carica. A ben vedere, l’inserimento delle Marche nella Zes non è affatto il frutto di una strategia di riequilibrio territoriale. Il Sud era stato riconosciuto come area strutturalmente svantaggiata; l’inserimento delle Marche – che non sono Sud – altera quell’equilibrio in modo palese. È un’operazione che serve ad Acquaroli per poter dire, in campagna elettorale, di aver portato a casa un risultato “storico”, come lo definisce il sottosegretario Lucia Albano (FdI). Poco importa se mancano ancora i decreti attuativi, i fondi, i cronoprogrammi e le garanzie sugli effetti reali.

Tra propaganda e precedenti

L’impressione, per chi conosce le dinamiche romane, è che si stia inaugurando un precedente pericoloso. La Zes nata per il Sud si sta trasformando in uno strumento a discrezione del governo centrale, usato come leva politica per sostenere alleati in difficoltà. E mentre Meloni accarezza la campagna elettorale con la mano del potere, la credibilità dello strumento viene diluita nel mare delle promesse. La domanda, legittima, è: che senso ha una Zona Economica Speciale, se può diventarlo qualunque regione sotto elezioni?

Il sospetto è che a Giorgia Meloni non interessi il senso, ma l’effetto. Una foto con Acquaroli, una conferenza stampa con Tajani, un decreto nel cassetto. E poi si vedrà. Magari dopo il voto. Come già accaduto per le liste d’attesa, per il Ponte sullo Stretto, per la riforma della sanità, per i fondi del Pnrr. Slogan prima, sostanza magari poi.

In attesa che il decreto venga attuato – e che le imprese marchigiane vedano davvero i benefici promessi – resta una certezza: la campagna elettorale di Fratelli d’Italia ha ricevuto una spinta di Stato. E lo Stato, ancora una volta, ha deciso che il confine tra consenso e governance è flessibile. A patto che serva.