Senza censura

Manfredi dica chi erano i suoi committenti

Il sindaco di Napoli Manfredi tace oppure afferma cose che non sembrano corrispondenti al vero.

Manfredi dica chi erano i suoi committenti

Il silenzio dei colpevoli. Dopo la sentenza di patteggiamento con la corte dei conti con cui il sindaco Manfredi ha dovuto restituire 210.000 euro all’erario a fronte degli oltre 700.000 percepiti indebitamente e reiteratamente in violazione di legge, più voci si sono alzate in città, dopo un tentativo di silenziamento politico e mediatico, per chiedere chiarimenti al Sindaco.

Manfredi tace oppure afferma cose che non sembrano corrispondenti al vero: ad esempio dice che gli incarichi ricevuti riguardano un periodo molto lontano nel tempo e solo quando era professore e non ancora rettore. Non voglio ripetere nuovamente le tante legittime domande a cui ha ritenuto (colpevolmente) di non rispondere alimentando quindi il dubbio che la vicenda de qua sia ancora più grande di quel che già appare.

Ad una domanda però Manfredi davvero non si può sottrarre. Ovviamente non è una domanda che gli pongo come se facessi ancora il PM, perché in quel caso, se ci trovassimo di fronte ad un ipotetico procedimento penale, potrebbe legittimamente avvalersi della facoltà di non rispondere. In questo caso la domanda è pubblica, attiene alla trasparenza nella gestione della cosa pubblica, e la faccio perché ritengo che la questione morale sia la spina dorsale identitaria di chi ricopre incarichi pubblici ed ha esercitato o esercita funzioni istituzionali di altissimo livello: rettore di università pubblica, ministro della repubblica e sindaco.

Manfredi non può allora non rispondere a questa domanda: indichi chi sono i committenti pubblici e/o privati che gli hanno per più anni e più volte affidato incarichi che non poteva espletare. È necessario conoscere per dissipare il dubbio che ci siano stati e/o ci siano conflitti di interesse tra committente ed affidatario dell’incarico. Se il silenzio persiste, dal dubbio si passa al legittimo sospetto e se sommiamo tutte le gravi anomalie di questa bruttissima vicenda, dal legittimo sospetto non è difficile passare a veri e propri indizi. E siccome non si tratta di un processo penale, popolare o mediatico i silenzi parlano sul piano morale.

Da un punto di vista, poi, politico, ma anche etico, colpevole è anche il silenzio della politica che convintamente sostiene Manfredi e che però non ritiene di intervenire, né in sua difesa, né chiedendogli spiegazioni. Forse pensano che il tempo fa dimenticare e cancella fatti e memoria, ma non sarà questo il caso perché chi ama verità e giustizia non si ferma davanti all’omertà e Manfredi non è un cittadino al di sopra di ogni sospetto.