La manodopera non si trova? Colpa delle paghe da fame. Commercianti e imprenditori non trovano stagionali. Ma il problema sono i salari troppo bassi e non il Rdc

Il Reddito di cittadinanza ancora una volta nel mirino di commercianti e imprenditori alla ricerca di manodopera.

La manodopera non si trova? Colpa delle paghe da fame. Commercianti e imprenditori non trovano stagionali. Ma il problema sono i salari troppo bassi e non il Rdc

Il Reddito di cittadinanza ancora una volta nel mirino di commercianti e imprenditori. Il sussidio voluto dal M5S, che ha ridato fiato a milioni di persone colpite dalla crisi economica scatenata dalla pandemia, sarebbe responsabile della carenza di manodopera, soprattutto per quello che riguarda gli stagionali. La questione si è posta con le riaperture post-Covid e con la denuncia, soprattutto da parte di ristoratori e proprietari di stabilimenti balneari, della mancanza di camerieri, barman e stagionali in generale, che non sarebbero invogliati a lavorare perché percettori del Reddito di cittadinanza o della Cassa integrazione.

Lamentele a cui hanno risposto i diretti interessati, con una controdenuncia di paghe troppo basse, in parte in nero e comunque non in grado di garantire una vita dignitosa. “Il problema della carenza di lavoratori stagionali esiste in tutta Italia, nel nostro settore sembra ci sia quasi una caccia all’uomo: mettiamo annunci, facciamo il passaparola, ma è molto difficile trovare personale. Soprattutto alcuni tipi di lavori non sono più appetibili per gli italiani, spesso e volentieri troviamo solo la manovalanza straniera che è disponibile”, ha denunciato Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari.

Il motivo? Ancora una volta la colpa sarebbe dei sussidi, dice a LaPresse Stefano Gazzoli, presidente dei balneari della Toscana di Confesercenti. “La sostanza è che c’è una grande fetta di persone che non si dedica più al lavoro stagionale. Preferiscono, specie i più giovani, arrivare fino a tremila euro di sussidi e avere l’estate libera da impegni”. Una cifra questa dei 3000 mila euro che pare, a dire il vero, un po’ sopra le righe. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Inps, diffusi ieri, a maggio i nuclei percettori di Reddito o pensione di cittadinanza sono stati 1,3 milioni per oltre 2,92 milioni di persone coinvolte. E il beneficio medio nel mese è stato di 551 euro per 717,7 milioni di spesa.

Ma le polemiche non si placano: “In Campania 275 mila famiglie vivono con il reddito di cittadinanza, quanto l’intero Nord, ma intanto i lidi e i ristoranti fanno fatica a trovare manodopera. Vanno incentivate le imprese, in particolare quelle legate al lavoro stagionale, ad assumere i percettori del reddito di cittadinanza”, dice il presidente nazionale della Fapi, Gino Sciotto. A scendere in campo contro i sussidi ci sono stati anche imprenditori del calibro di Guido Barilla, secondo cui “molte persone scoprono che stare a casa con il sussidio è più comodo rispetto a mettersi in gioco cercando – ha aggiunto – lavori probabilmente anche poco remunerati”.

Ma il problema sta proprio qui: nei lavori poco remunerati, citati da Barilla. “Il problema reale sono i salari. Il lavoro – ha detto la presidente della Commissione lavoro del Senato, Susy Matrisciano (M5S), a La Notizia – va pagato in modo proporzionato e sufficiente alla qualità e quantità del lavoro svolto, così da assicurare al lavoratore un’esistenza libera e dignitosa per sé e per la propria famiglia. Lo dice la Costituzione. Se il problema è il Reddito di cittadinanza, qualcuno mi spieghi il successo dell’attività di recruiting dell’azienda di gelati Sammontana, che qualche giorno fa ha offerto 350 posti di lavoro stagionali, ottenendo 2.500 candidature. Sarà forse perché a fronte di un contratto e un salario adeguati alla prestazione richiesta, i candidati si trovano?”.

Di “realtà disarmante” ha parlato l’ex ministra del Lavoro a proposito di quello che avviene in Italia: bassa retribuzione, turni di lavoro di 11-12 ore al giorno, paghe in parte regolare e in parte in nero. “Dobbiamo riportare la discussione su quello che è giusto fare: salario minimo, individuazione dei contratti leader e controlli”, ha detto Nunzia Catalfo. “Non si racconti la favola che siccome c’è il reddito di cittadinanza, la gente non va a lavorare”, dice Pier Luigi Bersani al Fattoquotidiano.it. “Chi lavora – spiega – deve avere un minimo di buone ragioni per lavorare, cioè essere trattato come un essere umano”.

Duro il segretario della Cgil: “Mi colpisce molto quando sento dire che durante questa crisi si fa fatica a trovare lavoratori perché magari preferiscono il reddito di cittadinanza. E’ una bugia pura e dietro questa idea se ne cela un’altra: quella che pur di lavorare uno deve accettare qualsiasi condizione. Il lavoro è lavoro solo se si hanno diritti, non se anche lavorando si è poveri comunque”, ha detto Maurizio Landini. Sulla questione è intervenuto, qualche giorno fa, anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando (nella foto): “Sui giovani – ha detto l’esponente dem – è stata creata una letteratura basata sul nulla, sulla loro” presunta “scarsa voglia di lavorare o sulla propensione assistenzialistica. Se si pagano il giusto si trovano anche le persone che vanno a lavorare”. Ma neanche le sue parole hanno spento la polemica.