Non solo il taglio dell’Irpef. In tema di salari la Manovra sembra poter riservare qualche sorpresa. L’intervento in busta paga potrebbe quindi essere doppio, da una parte con la riduzione della seconda aliquota Irpef, dall’altra con misure che incentivino gli aumenti per gli stipendi dei lavoratori italiani.
Le risorse sono poche, con una Manovrina da soli 18 miliardi. Ma ci sono sia tre miliardi l’anno per la riduzione del secondo scaglione Irpef, sia due miliardi stanziati “al fine di favorire l’adeguamento salariale al costo della vita”. Cosa vuol dire e quali saranno le conseguenze in busta paga?
Quanto cresce la busta paga con il taglio dell’Irpef
La novità principale è quella ormai annunciata da tempo e riguarda la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33%. Un intervento che riguarderà, quasi certamente, solamente chi ha redditi tra i 28mila e i 50mila euro, senza – salvo sorprese – l’estensione fino ai 60mila di cui si era parlato nelle scorse settimane.
Le differenze in busta paga, però, non saranno poi così notevoli. Per chi guadagna 30mila euro lordi, parliamo di circa 40 euro in più l’anno; per 35mila euro di reddito si sale a 140, a quota 40mila il guadagno è di 240 euro. Infine il massimo aumento sarà per chi guadagna 50mila euro l’anno, con 440 euro in più.
Salari più alti, cosa cambia per gli aumenti di stipendio
Come spiegato dal Mef dopo l’approvazione del Dpb c’è poi un’altra novità, ovvero i due miliardi stanziati per adeguare i salari al costo della vita. Il governo non ha ancora spiegato come verranno utilizzate queste risorse, ma qualche ipotesi circola da giorni.
Una, quella ritenuta più probabile, è la detassazione (almeno parziale) degli aumenti contrattuali introdotti dal 1° gennaio 2026 al 31 dicembre 2028. Ne ha parlato anche il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, spiegando che ha chiesto l’azzeramento dei costi per le imprese in caso di aumenti di stipendio fino a 200 euro.
Un’altra ipotesi, avanzata sempre da Lupi, è quella di detassare gli straordinari degli infermieri per ridurre le liste d’attesa in sanità. Inoltre, bisogna capire se una parte di questi due miliardi verrà utilizzata per potenziare i fringe benefit e per detassare straordinari, notturni e festivi.