Due mesi. Tanto è passato da quando, il 17 ottobre, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla Manovra. Eppure, ancora oggi, la Manovra non c’è. Perché il governo non ha ancora completato la riformulazione degli emendamenti e così, il 15 dicembre, la discussione della legge più importante dell’anno non è neanche iniziata in commissione.
Inutile dire che lo stallo, che prosegue ormai da due mesi, ha ridotto fino a quasi azzerare ogni prerogativa parlamentare. La possibilità per senatori e, ancor meno, deputati di incidere sulla Manovra è praticamente nulla, con una discussione che durerà pochissime ore e che non porterà a nulla di concreto. Le destre riescono, ancora una volta, a svuotare completamente il processo democratico umiliando il Parlamento, come sottolineano le opposizioni.
Stallo sulla Manovra, cosa è successo
Lo stallo sulla Manovra, quindi, non si sblocca. La seduta della commissione Bilancio del Senato, prevista per ieri sera, è stata sconvocata. Il motivo è semplice: la maggioranza non è ancora riuscita a chiudere i testi e le riformulazioni. La seduta della commissione è quindi prevista alle 14 di oggi, lunedì 15 dicembre. E i tempi per l’approvazione della Manovra stringono, considerando che il via libera definitivo deve arrivare entro la fine dell’anno per evitare l’esercizio provvisorio.
Tra le modifiche che devono ancora essere presentate c’è quella relativa al pacchetto sugli enti locali. Atteso anche il testo sulla sicurezza sul lavoro, ma pure la riformulazione dell’emendamento sull’oro della Banca d’Italia. Sembra infatti ancora in corso il negoziato tra il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e la Bce, con la riformulazione che ribadirà che le riserve auree, pur appartenendo al popolo, continueranno a essere gestite e detenute da Bankitalia, in conformità ai trattati europei.
Sembra invece quasi certo il passo indietro sui tagli alla Rai e alle tv e radio locali: Fratelli d’Italia ha chiesto di riscrivere l’intervento del governo che prevedeva una sforbiciata al finanziamento della Rai di 10 milioni l’anno dal 2026 al 2028. Stesso discorso per la riduzione di 20 milioni l’anno di contributi alle emittenti locali.
Altro tema in bilico è quello della tassa sui piccoli pacchi provenienti dai Paesi extra-Ue. Il settore della logistica è sul piede di guerra per il timore che il prelievo diventi doppio: oltre a quello di 2 euro previsto dalla Manovra, infatti, c’è quello dell’Ue da 3 euro che scatterà a luglio. Per un totale di 5 euro su ogni acquisto al di sotto dei 150 euro. In pratica, per acquistare sulle piattaforme cinesi come Temu o Shein un oggetto da 3 euro, si finirà per pagarlo addirittura 8, con ben due tasse. Tanto a pagare sono i consumatori.