Manovra, Giorgetti sconfitto e in ritirata: salta la stretta sulle pensioni

La Lega costringe il governo alla retromarcia sulla Manovra: salta la stretta sulle pensioni dopo le minacce del Carroccio.

Manovra, Giorgetti sconfitto e in ritirata: salta la stretta sulle pensioni

Una crisi sfiorata. Ed evitata solo con un netto passo indietro, che smentisce il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e costringe il governo a un passo indietro sulla stretta sulle pensioni in Manovra. Nella notte è saltato l’intero pacchetto riguardante la previdenza che era stato presentato dal governo nel maxi-emendamento alla legge di Bilancio.

A fermare tutto è la Lega, ironia della sorte proprio lo stesso partito di Giorgetti. Salta quindi il silenzio-assenso sul Tfr, ma soprattutto saltano gli interventi sulle finestre mobili più lunghe e sulle penalizzazioni con il riscatto della laurea. Una decisione, quella della maggioranza, accolta positivamente anche dalle opposizioni, contrarie alla stretta sulle pensioni.

Manovra, il governo costretto a ritirare la stretta sulle pensioni dopo le minacce della Lega

Il governo deve quindi presentare un nuovo emendamento, senza le parti sulle pensioni e riguardante solo la rimodulazione del Pnrr e l’iperammortamento. Gli altri interventi entreranno invece in un nuovo decreto legge che il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare la prossima settimana.

Alla fine l’esecutivo è stato costretto a cedere dopo le minacce della Lega, che aveva comunicato di essere pronta a non votare l’emendamento del governo senza lo stralcio del capitolo pensioni. Il nodo era quello della doppia stretta previdenziale, che avrebbe portato un totale di due miliardi, utile per finanziare le possibili maggiori spese legate alla spinta del Tfr nella previdenza integrativa.

Le opposizioni sottolineano come alla fine le norme siano saltate “per una questione politica interna alla maggioranza e alla Lega”. E per questo motivo Pd, M5s, Avs e Iv evidenziano come si sia sgretolata la maggioranza. Daniele Manca, capogruppo Pd in commissione Bilancio al Senato, sostiene che non ci sia più “né l’emendamento né la Lega né il governo”. Per Raffaella Paita, di Italia Viva, “siamo di fronte a un clamoroso autogol politico di questo governo, se Giorgetti avesse un po’ di dignità si dimetterebbe domattina”.

Il grande sconfitto è, in effetti, proprio il ministro dell’Economia. La sua linea è stata smentita e fatta a pezzi dal suo stesso partito. Anche perché a sparire sono diversi punti critici, con l’emendamento che non parlerà di pensioni ma neanche di Zes, di caro materiali e di tanto altro. Lo scontro è andato in scena quando Claudio Borghi, leghista e relatore della Manovra, ha annunciato che senza lo stralcio sulle pensioni la Lega non avrebbe votato l’emendamento. Con il concreto rischio, per il governo, di andare sotto. E così la retromarcia è stata forzata.