A due mesi dalla sua approvazione in Consiglio dei ministri e a una manciata di voti dall’atteso via libera del Parlamento, il governo continua a riscrivere la Manovra. Ma la logica non cambia. Forte coi deboli e debole coi forti. Così il governo rivede alcune norme sulle imprese per strizzare l’occhio a Confindustria e opera un’ulteriore stretta sulle pensioni. Mentre viene confermato lo slittamento dei fondi del Ponte sullo Stretto, con 780 milioni iscritti nel bilancio di quest’anno che saranno spostati al 2033.
Il governo continua a riscrivere la Manovra: stretta sulle pensioni e mano tesa a Confindustria
Tanto sulle pensioni quanto sul Ponte il grande sconfitto è Matteo Salvini che prometteva l’apertura a breve dei cantieri per l’infrastruttura e sognava il superamento della Fornero e l’allargamento delle maglie per le pensioni anticipate. Sul Ponte poi Salvini viene sconfessato platealmente dalla Corte dei Conti. Il decreto del ministero dei Trasporti relativo al terzo atto aggiuntivo della convenzione tra Mit e società Stretto di Messina per la costruzione del Ponte risulta incompatibile con le regole europee sulla modifica dei contratti in corso di validità. Lo si legge nelle motivazioni, depositate ieri, della sentenza del 17 novembre scorso quando la sezione centrale di controllo di legittimità della Corte ha bocciato il decreto ministeriale.
Viene sottolineata pure l’incertezza sul costo complessivo dell’opera: “La valutazione degli aggiornamenti progettuali in misura pari a euro 787.380.000,00, in quanto frutto di un’attività di mera stima, rende possibile il rischio di ulteriori variazioni incrementali, incidenti – in disparte i problemi di reperimento di nuove coperture – sul superamento della soglia del 50 per cento delle variazioni ammissibili, anche in considerazione dei dati offerti dalla stessa Amministrazione”, spiegano i magistrati contabili.
Giro di vite su chi vuole lasciare il mercato del lavoro
Ritornando alla Manovra, arriva una nuova doppia stretta sulle pensioni anticipate, quelle che consentono di andare in pensione al momento con 42 anni e 10 mesi di contributi. Con l’emendamento presentato dal governo a partire dal 2032 aumenta la ‘finestra mobile’ che è necessario attendere prima di ricevere la pensione, che sale dai 3 mesi ora previsti a 4 mesi nel 2032 e poi progressivamente a cinque mesi nell’anno successivo e a 6 mesi dal 2034. Una seconda norma, invece, restringe gli effetti per coloro che hanno riscattato la laurea breve, quella triennale. Di fatto i mesi riscattati varranno meno: un taglio di sei mesi il primo anno e poi, 12 mesi nel 2032, 18 mesi nel 2033, 24 mesi per chi matura i requisiti nel 2034 e 30 mesi per chi li matura nel 2035.
Tra le novità c’è anche il silenzio-assenso per i neo assunti: da luglio ci sarà il trasferimento automatico del Tfr alla previdenza complementare, in caso di opposizione l’assunto avrà 60 giorni per comunicarlo. La scelta può poi essere revocata in un secondo momento.
Favori alle imprese
L’iper e superammortamento per le imprese che acquistano beni strumentali sarà esteso fino al 30 settembre 2028. Una mano tesa questa, dicevamo, a Confindustria. Che non a caso festeggia. “Oggi abbiamo ricevuto i testi, li stiamo esaminando. Io credo che si stia andando verso la direzione giusta”, ha detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. I favori alle imprese non sono finiti. Nuove risorse per 1,3 miliardi arrivano per finanziare il credito d’imposta Transizione 4.0, i cui fondi sono andati esauriti. Nuove risorse, per 532,64 milioni, invece per le aziende che hanno fatto domanda per il credito d’imposta per la Zes unica. Per coprire i costi dei favori alle imprese, il governo introduce un contributo di 1,3 miliardi a carico delle assicurazioni. Entro il 16 novembre di ogni anno dovranno versare un acconto pari all’85% del contributo sul premio delle assicurazioni dei veicoli e dei natanti dovuto per l’anno precedente.