Manovra, niente aumento ai Caf. Ecco perché i sindacati vogliono lo sciopero

di Stefano Sansonetti

Se si tirano le somme, alla fine, si scopre che il più contento della manovra è Attilio Befera. Sull’Agenzia delle entrate, infatti, due “articoletti” del provvedimento predisposto dal governo fanno piovere la bellezza di 330 milioni di euro. Certo, l’obiettivo è quello di rafforzare la lotta all’evasione fiscale e di sviluppare la riforma del catasto. Non c’è dubbio, però, che la struttura guidata dal numero uno del Fisco italiano potrà godere di una quantità di risorse che in un periodo di vacche magre è davvero una rarità. Ma dalla manovra da 11,6 miliardi per il solo 2014, appena approvata dall’esecutivo guidato da Enrico Letta,  spuntano anche altre curiosità. Per esempio si viene a conoscere qual è uno dei veri motivi per cui i sindacati sono così arrabbiati. Si dà il caso che un articolo preveda il blocco dell’adeguamento dei compensi dei Caf, gestiti dalle stesse sigle, fino al 2016. Tradotto: milioni di euro di introiti che verranno meno. Ma anche la Rai mastica amaro. In un altro passaggio del provvedimento viene infatti stabilito che lo Stato adesso tratterrà per sé il 5% del canone di abbonamento riversato normalmente all’azienda televisiva. In soldoni si tratta di un minore incasso di circa 75 milioni di euro. Anche se, in base alla più aggiornata versione della bozza attualmente in circolazione, la misura relativa a Viale Mazzini sarebbe stata espunta. Certo, la manovra dovrà adesso affrontare un passaggio parlamentare in cui, come insegna l’esperienza, le sorprese sono dietro l’angolo. Di sicuro, però, l’attuale impianto non mancherà di scatenare le proteste anche da parte di chi, per ora, è rimasto un po’ sotto traccia.

Il Fisco fa festa
Befera, in più di un’occasione, aveva reclamato maggiori risorse per la “sua” Agenzia delle entrate. Del resto recuperare circa 12 miliardi di euro l’anno dalla lotta all’evasione, quando ormai i soldi sottratti dai furbetti del Fisco viaggiano oltre i 150 miliardi, è poca cosa. Letta, non c’è che dire, lo ha accontentato. Un articolo della manovra stabilisce proprio che “al fine di potenziare l’azione di contrasto all’evasione fiscale è autorizzata, per l’anno 2014, la spesa di 100 milioni di euro da assegnare all’Agenzia delle entrate”. Un altro articolo prevede che “per consentire la realizzazione della riforma del catasto in attuazione della delega in materia fiscale  è autorizzata la spesa di 30 milioni di euro per il 2014 e di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2015 e 2016”. Ora, la riforma del catasto, di cui si parla inutilmente da decenni, è tradizionalmente stata di competenza dell’Agenzia del territorio. Che però è ormai inglobata in quella delle Entrate. Insomma, alla fine sempre alla struttura di Befera finiranno i 230 milioni in tre anni destinati a tal fine. In tutto, appunto, fanno 330 milioni.

Dolori sindacali
Cgil, Cisl e Uil, con qualche distinguo, non hanno gradito la manovra, perché secondo loro avrebbe dovuto fare di più sul fronte dell’alleggerimento delle tasse. Dietro la cattiva accoglienza, però, probabilmente c’è dell’altro. Un passaggio del provvedimento, per esempio, proroga fino al 2016 il blocco dell’adeguamento all’indice Istat dei compensi percepiti dai Caf per la compilazione delle dichiarazioni dei redditi (14 o 26 euro a seconda dei casi). Una bella botta, visto che sono proprio le sigle a gestire i Caf. Quelli della Cgil, per esempio, hanno un volume di affari annuo di circa 140 milioni di euro (vedi l’inchiesta de La Notizia del 27 marzo scorso).